«È quantomeno paradossale che i fondi per l'educazione alla legalità siano stati assegnati sulla base di un patto corruttivo tra privati e pubblici ufficiali. Ciò ha comportato certamente una lesione della credibilità e dell'affidabilità delle istituzioni coinvolte». Sono queste le motivazioni che lo scorso 9 gennaio hanno portato il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma, Andrea Fanelli, a condannare la ex dirigente del ministero dell'Istruzione Giovanna Boda a 2 anni e 2 mesi di reclusione, tenendo conto di un importante sconto di pena per la scelta del rito abbreviato e per la decisione di collaborare con la Procura durante le indagini.
La 49enne avrebbe favorito l'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco nell'aggiudicazione di appalti: gli anticipava via e-mail, «prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e lo invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole», demandandogli anche la decisione finale su tale suddivisione.
DALLA BAITA AL FRIGORIFERO
L'imprenditore, che verrà processato con il rito ordinario, in cambio di questa corsia preferenziale, avrebbe regalato a Giovanna Boda di tutto: un materasso, una fornitura di biscotti, un frigorifero da sistemare nel suo ufficio al ministero dell'Istruzione, lezioni di sci, servizi di autista per sé e i familiari, una baita in montagna, una domestica, un abito su misura, un soggiorno in un hotel 4 Stelle a Terme dei Papi, oltre a denaro in contanti. Bianchi, tramite le sue aziende, avrebbe anche stipulato contratti di collaborazione con diverse persone segnalate dalla ex capo del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur. Fondamentali per le indagini, le dichiarazioni della segretaria della Boda, che ha scelto la via del patteggiamento, insieme ad altre cinque persone coinvolte nell'inchiesta. Aveva raccontato che la dirigente «faceva principalmente spese personali, come chirurgia, parrucchiere o unghie, lasciando mance generose». E ancora: «Era un continuo chiedere soldi e mi sono trovata anche ad anticipare io».