Riforme, il ddl Boschi avanza tra le proteste

Riforme, il ddl Boschi avanza tra le proteste
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Giovedì 17 Settembre 2015, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 09:13

Le riforme costituzionali superano i primi voti dell'Aula del Senato, che respinge le pregiudiziali presentate dalle opposizioni, con la minoranza del Pd che vota assieme alla maggioranza. Le opposizioni protestano, ma a segnare la giornata è il nuovo capitolo dello scontro che contrappone il premier Renzi al presidente del Senato Pietro Grasso.

I primi due voti dell'aula hanno rigettato in blocco le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'opposizione e la richiesta di rinvio del disegno di legge in Commissione: 171 i «no» e 99 i sì, con uno spread di voti molto ampio, che ha spinto i senatori della maggioranza del Pd (Andrea Marcucci, Francesco Scalia, Francesco Verducci) a dichiararsi ottimisti.

Questa ampiezza di numeri è considerata un buon argomento per convincere almeno parte dei 28 dissidenti della minoranza Dem ad appoggiare il ddl Boschi: anche perchè in aula verranno presentati alcuni emendamenti che recepiscono diverse richieste importanti non solo della minoranza del Pd, ma anche di Lega, Fi, M5s e Sel.

«Una condivisione è possibile» ha detto Verducci dopo aver visto i bersaniani votare con la maggioranza. Ad oggi però le opposizioni non fanno sconti. Roberto Calderoli continua a minacciare 10 milioni di emendamenti, e tanto il M5s (con il blog di Grillo) quanto Forza Italia (con Maurizio Gasparri e Andrea Mandelli), si sono appellati al presidente Mattarella, che però durante la fase parlamentare di una legge non può pronunciarsi. I senatori del M5s hanno anche deciso per protesta di fare un «Aventino» a tempo indeterminato in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Ma ad aggrovigliare i fili della giornata è stata l'indiscrezione riferita da un quotidiano e smentita in mattinata dal premier: quella secondo la quale Renzi, in caso di impasse, sarebbe pronto ad abrogare il Senato per farne un museo. Poche ore dopo la smentita Renzi ha dato una risposta più sfumata a chi gli chiedeva se è vero che il governo, di fronte a un'eventuale decisione di Grasso di far votare gli emendamenti all'articolo 2, presenterebbe un contro-emendamento che introduce il monocameralismo e abolisce il Senato: «Se il presidente del Senato riaprirà la questione dell'articolo 2 ascolteremo le motivazioni e decideremo di conseguenza», ha detto il premier. Nel pomeriggio Grasso ha replicato, ma scegliendo un registro diverso: «Coltivo la remota speranza - ha detto - che la politica possa far sua la capacità di fare del confronto leale e della comprensione reciproca la modalità principale della sua azione, piuttosto che far trapelare la prospettiva che si possa fare a meno delle Istituzioni relegandole in un museo».

Il tentativo è di ricondurre il confronto sui binari della normalità. La preoccupazione di Grasso, ma anche dei capigruppo della maggioranza in Senato, è che si arrivi a uno scontro totale in Aula. Già l'ipotesi di milioni di emendamenti (il termine scade mercoledì) bloccherebbe per una settimana i lavori solo per consentire di metterli in ordine: a rischio sarebbe la scadenza del 15 ottobre. Per questo molti si attendono una riapertura del confronto, a partire dalla Direzione del Pd convocata lunedì da Renzi per discutere di riforme.

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