Pd, Civati contro Cuperlo: «Basta stronzi con le minoranze». Poi attacca: non ha votato per Prodi

Pippo Civati
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Mercoledì 20 Novembre 2013, 15:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 19:03
Alta tensione nel Pd sul caso Cancellieri, con Pippo Civati che insulta il rivale alle primarie del Pd, Gianni Cuperlo e lo accusa di non aver votato per Romano Prodi al Quirinale.



«L'intervento di Cuperlo di ieri ha sancito che il Pd, che prima non aveva una posizione, ora ne ha una sbagliata», scrive sul suo blog Civati a proposito del dibattito tra i Dem sul caso Cancellieri. Civati denuncia le «parole di disprezzo» verso la mozione di sfiducia al ministro che aveva proposto al gruppo. «Il Pd - attacca - si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze, non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che dice chi li comanda».



«Salvare Cancellieri - scrive Civati - definendo inopportuna la sua vicenda, augurandosi che si dimetta, sapendo che non lo fa e non lo farà, per poi confermare la fiducia all'esecutivo: un vero capolavoro. Parole di disprezzo per la mia iniziativa - supportata da 15 parlamentari tra Camera e Senato - di chiedere che il Pd assumesse una sua posizione, un suo giudizio politico, accolte dai favori di un gruppo che non ha nascosto l'ostilità e dei firmatari della mozione che chiedeva chiarezza sulla Cancellieri».



«A me dispiace - attacca ancora Civati - non per me, ma per la questione di cui mi ero fatto interprete: Cancellieri rimarrà al suo posto, tra gli applausi di Cuperlo e di tre quarti del gruppo Pd. Persone che non hanno votato Prodi e che nemmeno lo dicono, poi fanno lezioni di correttezza agli altri. Il Pd si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze quando sanno di essere maggioranza (e quando sanno di avere la platea favorevole: che tristezza), che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che gli dice chi comanda. Che non ti attacchino con palesi falsità nei congressi come chi non ha alcun interesse a riconoscere il valore del pluralismo, ma solo il richiamo all'ordine (un

ordine che hanno stabilito loro). Parole ampollose per nascondere il nulla. Segnali di debolezza, di fragilità e di paura».



«C'era chi - prosegue - ha fatto di tutto per portare il Pd a chiedere le dimissioni della Cancellieri

(insistendo con tutti i mezzi a sua disposizione), e chi, dopo tanti giri di parole, ha chiesto il contrario. Hanno

vinto questi ultimi, confortandosi tra di loro con un applauso straordinario, per festeggiare lo scampato

pericolo. All'insegna del detto "debole con i forti, forte con i deboli", come il loro candidato. Veramente bello e democratico. Un bijou». «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l'ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», insiste Civati.



«Che devono pensare gli italiani di gente che dice "Penso una cosa, ma ne voto un'altra?". Quante volte si può commissariare questa democrazia? Io sono stufo di una politica che pensa solo agli equilibri interni, solo all'amicizia con i poteri forti, sono al sodalizio con i massimi vertici della Repubblica senza mai pensare ai milioni che stentano, perdono fiducia, muoiono, avvelenati, suicidi, travolti dai disastri che l'incuria del territorio ingigantisce», prosegue Civati.



«È mai possibile - aggiunge - vivere sotto l'eterno ricatto di una governabilità che non governa altro che la sua sopravvivenza? Per quanto dobbiamo sentirci dire: o così o nulla. Io non mi più riconosco in un Pd che considera "interesse superiore", tutto eccetto quello che sente e importa alle persone. Per questo mi sono candidato per cambiarlo. Dopo questa ennesima prova deludente di questo partito apparato governativo, lo farò con ancora più energia e determinazione. È e deve rimanere il Pd la speranza per il futuro. Non può rimanere Grillo l'unico a dar voce allo scontento di milioni di persone». Civati ha tentato fino all'ultimo di far sì che la sua mozione venisse approvata all'interno del gruppo, ma spiega: «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l'ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla».



«Non ho avuto alcuna espressione di disprezzo per nessuno, tanto meno verso Civati. Sono colpito e amareggiato dalla violenza verbale e culturale con cui si reagisce ad una critica politica», replica Cuperlo in una nota. «Spero poi che l'allusione esplicita al fatto che io possa non aver votato per Romano Prodi e non abbia il coraggio di dirlo sia solo frutto di un moto di rabbia. Se cosi non fosse si tratterebbe di una visione misera del nostro dibattito. Dico solo che mi dispiace e che, per quanto mi riguarda, non sono questi i metodi e le forme del confronto che sono solito usare», aggiunge.



Per Cuperlo «non è accettabile che si assuma individualmente, e a mezzo stampa, l'iniziativa di

una mozione di sfiducia verso un ministro del nostro governo, senza prima porre quel tema nella sede deputata che è l'assemblea del gruppo parlamentare al quale si è aderito. E però capisco che in un partito dove anche votare la fiducia al governo è diventata una variabile soggettiva, questa non sia considerata una priorità».



Per il candidato alla segreteria «non si può scaricare il senso di responsabilità solo su una parte pensando che tra di noi possa funzionare una divisione dei ruoli dove alcuni hanno la patente degli ingenui o degli sciocchi, mentre altri possono dare libero corso a posizioni che quella responsabilità aggirano con una olimpica serenità. E perdonatemi se dico che trovo la cosa tanto più grave nel caso di esponenti, anche di primo piano, di questo governo che quelle posizioni giustificano in ragione di una legittima scelta congressuale la quale però, in alcuni momenti, confligge apertamente con il loro ruolo». Cuperlo conclude ricordando le sue parole all'assemblea di gruppo di ieri: «Se siamo un partito e un gruppo parlamentare allora riportiamo la discussione nella sola sede che è propria. Cioè questa. Nel caso, anche rivolgendo un invito al sindaco di Firenze a portare qui la sua riflessione e il suo contributo».