ROMA - La circolare porta la data di ieri ed è firmata dal ministro Angelino Alfano.
È destinata a tutti i prefetti e riguarda un argomento da sempre molto delicato: “Trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni tra persone dello stesso sesso”. Il capo dell’Interno entra in una querelle senza fine e chiede ai sindaci, «nel rispetto della legge», che cancellino le trascrizioni già effettuate delle nozze gay contratte fuori Italia. Le reazioni non si fanno attendere: da Bologna a Napoli, da Roma a Grosseto, i primi cittadini invitano alla disobbedienza. La maggioranza di governo si spacca, fra Ncd che sostiene Alfano, Pd e Sel che lo invitano a lasciar fare al Parlamento, mentre tutte le comunità omosessuali, sia di sinistra che di destra, reagiscono energicamente alla decisione. Lui, dalla pagina Facebook, replica: «Vedo troppe polemiche ideologiche, che non hanno il supporto della conoscenza, e mi viene in mente la frase di Einaudi "Conoscere per deliberare". Forse, occorrerebbe conoscere non solo per deliberare, ma anche per giudicare». Proprio per far conoscere, il ministro rende pubblica la circolare che fa riferimento al Codice civile, alla Corte costituzionale e alla Cassazione. A tutte quelle decisioni in cui viene valutata «l’inidoneità delle unioni omosessuali (e della loro trascrizione) a produrre, quali atti di matrimonio, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano».
IL PREMIER
Le polemiche infuriano.
LE REAZIONI
Intanto dal Pd il presidente Matteo Orfini invita Alfano «a rendere possibili le trascrizioni nel nostro paese, invece di annullarle». Mentre il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto, dichiara che «sarebbe auspicabile che prima di decidere sulle pari opportunità si coordinasse con il titolare della relativa delega, Matteo Renzi». Il leader di Sel, Nichi Vendola, invece, sceglie l’ironia: «Dovrebbe uscire dalle caverne». Corale la condanna da parte di tutte le associazioni omosessuali. E in serata lo stesso Alfano vuole replicare: «Ho visto troppe polemiche ideologiche su una mia decisione che riguarda solo il rispetto della legge. Ho inteso solo far rispettare la legge. Nessun attacco alle autonomie locali dei sindaci ma, anzi, ho vigilato attraverso i prefetti, come è nei miei poteri e nel dovere dello Stato». Tutto questo mentre il suo ex leader, Silvio Berlusconi, ufficializzava l’istituzione del nuovo Dipartimento libertà civili di Forza Italia, con alla guida Mara Carfagna.