Manovra, Renzi: «Su sanità, sociale e cultura noi investiamo più di prima»

Manovra, Renzi: «Su sanità, sociale e cultura noi investiamo più di prima»
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Sabato 21 Novembre 2015, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 09:30
«Sulla sanità, il sociale e la cultura, noi investiamo più di prima». Lo ha detto il premier Matteo Renzi all'assemblea dei parlamentari Pd, premettendo di voler precisare «un punto» sulla legge di stabilità.



«Nel 2014 erano 109 miliardi, nel 2015 110, 111 nel 2016. È demagogia dire che sulla sanità mettiamo meno soldi. Non c'è presidente di Regione che guadagni meno del premier», ha insistito Renzi, sostenendo che «il governo è con le Regioni ma non bisogna fare demagogia». Poi Renzi ha annunciato che «Tra una settimana faremo un decreto per salvare le Regioni dall'intervento della Corte dei Conti».



Parlando di innalzamento del tetto ai contanti, il premier l'ha difeso così: «Il primo che mi dimostra la correlazione tra il tetto al contante e l'evasione cambio provvedimento. Non c'è evidenza empirica, i dati non sono questi».



«A sinistra l'operazione che stanno tentando anche nostri compagni di viaggio è densa di ideologismo. È tempo di riforme e non di proclami. La politica è cambiare la vita delle persone, non c'è misura per far diminuire la povertà più efficace della crescita», ha continuato Renzi, «Se volete un premier che alzi le tasse, cambiate premier. Io penso che le tasse in Italia debbano andare giù: è la caratteristica di questo governo. Se qualcuno ha nostalgia della sinistra che diceva "anche i ricchi piangano", sappia che non è la mia linea. Io non condanno il mio partito al suicidio nè il mio paese alla stagnazione. Si faccia il congresso e si veda chi è in maggioranza».



Il premier ha quindi lanciato una "frecciata" ai grillini: «Non sono d'accordo con la proposta di Lauricella (di modificare l'Italicum ndr) ma quando ho letto che i Cinque stelle ora difendono l'Italicum mi sono schiantato dalle risate: sono patetici».



Parlando di Expo, il premier ha detto che «si è dimostrata la Caporetto dei gufi», elencando i dati degli ultimi mesi, dal jobs act che «sta mostrando il suo volto migliore» alle stime di crescita che «sono state sottostimate».



Il premier ha quindi confermato la convocazione, per mercoledì alle 18, delle Regioni a Palazzo Chigi: «Le ha convocate Claudio ma ci sarò anche io».



L'addio di D'Attorre, Galli e Folino. Alfredo D'Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino escono dal Partito democratico. Lo ha annunciato, secondo quanto si apprende, il bersaniano D'Attorre nel corso del suo intervento davanti all'assemblea dei parlamentari Pd.



«Il Pd così non regge: il processo di distacco è destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi. Renzi ritiene che la sinistra non abbia possibilità, ma io ritengo che non ci sia spazio per la sinistra nel Pd». Lo dice, lasciando la Camera, Alfredo D'Attorre, spiegando le ragioni del suo addio e aggiungendo che secondo lui «altri lasceranno».



«Credo sia un errore.
Dovrebbe continuare la sua battaglia nel Pd. È un amico, mi dispiace», ha commentato il presidente del Pd Matteo Orfini.
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