Camera, è caos: i deputati M5S occupano le commissioni

Dambruoso (Scelta civica) colpisce Lupo
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Giovedì 30 Gennaio 2014, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 20:52

Bagarre e caos alla Camera dove non si placa la violenta protesta del Movimento 5 stelle dopo la "ghigliottina" imposta dalla presidente della Camera Laura Boldrini per consentire il via libera definitivo al decreto Imu-Bankitalia contestato dai grillini (continua a leggere).

Le occupazioni. In commissione Giustizia i deputati M5S che hanno occupato l'aula e la presidenza dove si esaminava il decreto carceri. La presidente Donatella Ferranti ha cambiato sede di esame e messo direttamente in votazione il mandato al relatore che ha avuto l'ok con gli emendamenti tutti respinti per l'Aula.

Ricorso alla Consulta. Il M5s intende presentare ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare conflitto di attribuzione nei confronti della presidente Boldrini e dei presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia in quanto «si sono attribuiti poteri non previsti dalla Costituzione e dal regolamento parlamentare».

Obiettivo: ottenere l'annullamento delle ultime votazioni su dl Bankitalia, legge elettorale e dl Carceri. «La ghigliottina non è prevista da nessuna parte», ha spiegato il deputato M5S Danilo Toninelli. Nel mirino del Movimento anche la decisione presa in commissione Giustizia di dare mandato al relatore a riferire in Aula sul decreto Carceri «votando in violazione delle regole», cioè senza passare all'esame degli emendamenti. Ed è stato poi «vietato all'opposizione di presentare in Commissione Affari Costituzionali emendamenti sulla legge elettorale con un vero e proprio blitz», hanno denunciato ancora i parlamentari 5 Stelle.

Blindati gli uffici di Boldrini. Le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera sono sbarrate da ieri sera. Le porte a vetri blindati risultano chiuse a chiave: devono essere aperte dall'interno dai commessi dell'anticamera. Non era mai successo, sono state sempre aperte. Si tratta, probabilmente, di una decisione assunta per evitare "occupazioni" della presidenza dopo quella avvenuta in commissione a Montecitorio.

Stamani la Commissione Giustizia non era riuscita neanche a iniziare la seduta convocata per le 8.30 al quarto piano di Montecitorio perché il deputato di M5s, Vittorio Ferraresi, si è fatto trovare seduto ai banchi della presidenza spiegando a Ferranti, che non se ne sarebbe andato fin quando non ci fossero state le dimissioni di Boldrini e del questore Stefano Dambruoso (Scelta civica) accusato dai grillini di aver preso a schiaffi una parlamentare.

Le porte della commissione, raccontano alcuni dei componenti, erano chiuse, ma Ferraresi sarebbe riuscito ad entrare lo stesso approfittando dell'ingresso nell'Aula del personale addetto alle pulizie. Per evitare che si ripetessero incidenti come ieri in Aula, spiegano i commissari, la presidente della Commissione, Donatella Ferranti, ha preferito non aprire proprio i lavori, ma riconvocare la Commissione in un altro ambiente, l'auletta dei gruppi parlamentari, in un altro orario.

I commessi della Camera hanno bloccato l'accesso alla commissione Affari costituzionali ai deputati del M5S che non sono componenti della Commissione stessa, su ordine del presidente Francesco Paolo Sisto (FI). Il fatto ha creato confusione all'ingresso dell'aula della Commissione.

Per evitare l'occupazione dell'aula della Commissione da parte dei deputati M5S già in mattinata c'era una folta schiera di commessi che ha chiuso il varco ai parlamentari che non sono membri effettivi della Commissione. Alcuni deputati di M5S hanno vivacemente protestato con gli stessi commessi ricordando che è diritto di qualsiasi deputato, anche se non è componente della Commissione, assistere ai lavori all'interno dell'aula. È quindi uscito il presidente Sisto che ha ribadito di aver dato lui l'ordine ai commessi. Di fronte alle vivaci proteste dei pentastellati, Sisto ha detto che attenderà l'ingresso di tutti i membri effettivi della Commissione e solo dopo consentirà l'ingresso anche di chi non è componente.

Tensioni e scontri anche dopo il voto della commissione sulla legge elettorale. I due parlamentari del Pd Emanuele Fiano e Nico Stumpo sono usciti a forza di spintoni dalla commissione bloccata dai deputati di M5s e sono stati portati via a forza dai colleghi perché stavano per venire alle mani con i grillini. Alla fine del blocco c'è stato anche un violento alterco verbale tra il presidente Sisto e alcuni deputati di M5s.

«Sono stato minacciato da un esponente del Movimento 5 Stelle che mi ha chiesto se avessi dei figli. Non so se fosse una minaccia ma era una espressione che io ho percepito come tale», ha detto Sisto dopo la bagarre sul voto sulla legge elettorale.

«Casino in Commissione Affari Costituzionali i cinque stelle ci impediscono fisicamente di uscire», ha scritto su Twitter Fiano.

«Ncd ha votato a favore del testo base, ma a me personalmente è stato impedito l'ingresso in commissione». A riferirlo ai giornalisti è stata Dorina Bianchi, capogruppo di Ncd in commissione Affari costituzionali. «È stato un episodio gravissimo - ha aggiunto Bianchi - e denuncerò i colleghi di M5s, che mi hanno impedito di votare in una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini.

Tensione anche in sala stampa. Alcuni deputati grillini, tra cui Alessandro Di Battista, hanno fatto muro fisicamente e poi urlato, impedendo, così, al capogruppo Pd Roberto Speranza di parlare di fronte alle telecamere nella saletta di Montecitorio adibita a questo. Il capogruppo ha dovuto alla fine rinunciare e tra lui e i deputati grillini sono volate parole grosse e ne è sfociata un discussione piuttosto animata.

«L'escalation eversiva e squadrista dei 5 stelle non conosce limiti. Bloccano il Parlamento, occupano le commissioni e ora vogliono colpire la figura garante della democrazia italiana che in questi anni, e ancora oggi, ha rappresentato e rappresenta il punto di riferimento centrale per la tenuta del nostro Paese», ha detto Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia. «È evidente he si tratta di una iniziativa ridicola e inconsistente ma non per questo meno grave. Credo che tutta la politica e le istituzioni debbano dare una risposta adeguata a tutela della civiltà del confronto e della nostra vita democratica».

«Dopo scene di quel genere lì la Boldrini si dovrebbe dimettere - ha detto il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini - In un Paese normale la Boldrini si sarebbe già dimessa».