Ue, via libera al piano Juncker, il presidente della Commisione: «Fiducia in Renzi, l'Italia darà l'esempio»

Ue, via libera al piano Juncker, il presidente della Commisione: «Fiducia in Renzi, l'Italia darà l'esempio»
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Giovedì 18 Dicembre 2014, 21:40 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 08:41
Via libera della Ue al piano Juncker che crea un nuovo fondo per gli investimenti strategici (Efsi) con lo scopo di mobilitare 315 miliardi di euro nel 2015-2017.

La Ue «prende nota della posizione favorevole» indicata dalla Commissione verso i contributi dei Paesi, «necessariamente in linea con la flessibilità» esistente.



«La Commissione presenterà una proposta a gennaio 2015, che il Consiglio è chiamato ad approvare entro giugno, in modo che i nuovi investimenti del piano Juncker possano essere attivati al più presto a metà 2015». La Bei è «invitata a cominciare le attività utilizzando i suoi fondi da gennaio 2015.



«Il piano Juncker presentato oggi al Consiglio è un primo passo, non è l'ultimo, ma è un primo buon passo avanti». Così il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio europeo, sottolineando che si tratta di un «passo politico, non si tratta solo di burocrazia», e «questo è un motivo di soddisfazione» per la presidenza italiana del semestre.

«È un documento di compromesso» ma per «la prima volta c'è la parola flessibilità». «C'era chi voleva cancellare» il riferimento alla considerazione «favorevole» ai fini del patto dei contributi al fondo comune. «Io lo considero un fatto positivo: per la prima volta si dice che gli investimenti che hanno un senso di futuro dall'Europa sono scomputati dal patto. È un piccolo passo avanti per l'Italia e un grande passo avanti per l'Europa».



«Per loro è la prima conferenza stampa, per me è l'ultima e sarò qui solo per i prossimi 5 minuti, la prossima presidenza sarà nel 2028-29. Per l'Italia è importante la stabilità, non ci sarò io fino al 2029... per il mio paese però potrebbe essere grande novità». Scherza così poi Matteo Renzi a conclusione della commissione, che di fatto chiude il semestre italiano, accanto al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e al presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker. E Juncker replica: «Sicuramente ci sarai ancora nel 2029, io no, tu si, sei bravo». E poi il presidente Ue aggiunge: «Ho piena fiducia» nel premier Matteo Renzi «e sono certo che non mi deluderà».




I vertici europei non sono il suo 'piatto' preferito e Matteo Renzi non lo nasconde arrivando a Bruxelles quando esordisce con una battuta. L'hastag della giornata? «Una botta di vita», dice parlando degli appuntamenti che lo attendono: «fondamentale pre-vertice Pse, poi vertice Ue e poi, ancora conferenza stampa finale del Coniglio...».



Ma il premier, al di là delle battute, arriva a Bruxelles, determinato. Perchè in ballo questa volta c'è la vera partita, quella della flessibilità che lui rivendica fino a chiedere lo scorporo degli investimenti per le grandi opere dal 'computo del pattò. Pronto a dare battaglia - lo detto anche nei giorni scorsi parlando di un'Europa che se non cambia passo sarà perduta - e cercare sponde tra i colleghi per spuntare se non proprio il suo obiettivo massimo, almeno un passo avanti in più di quanto si profila nel piano Juncker. Perchè se quella «neutralità» ai fini del Patto (la 'considerazione favorevolè attesa scritta nero su bianco nella bozza del vertice) delle risorse che gli Stati metteranno nel fondo è un passo avanti, di certo non gli basta.



Intanto incassa un'apertura, per lo meno di credito, da Juncker che dice di aver fiducia in lui e nella suo impegno per le riforme: non «è stato certo inattivo», «ho molta simpatia non solo per il presidente del consiglio, ma anche per l'Italia e non ho ragioni per dubitare che ancora una volta darà l'esempio agli altri», dice il presidente della Commissione.



E pur ricordando che quello che vuole Renzi sul fronte degli investimenti nazionali il Patto non lo permette, lascia aperta la porta di discussione quando - ricorda Juncker - a gennaio parleremo di «flessibilità nel patto». Ed è proprio in quella porta lasciata socchiusa che la strategia di Renzi vuole 'incunearsì, cercando di «allargare lo spiraglio» che si è aperto in un'Europa che non parla più solo di stabilità ma anche di crescita e investimenti.



Nei prossimi mesi «vedremo come espandere la politica degli investimenti», dice il responsabile per l'Ue, Sandro Gozi. Di certo il passaggio sulla neutralità per Renzi non basta. E su questo cerca sponde. Oggi a Bruxelles ha visto anche Hollande: un colloquio di una decina di minuti nel quale, probabilmente, il capitolo flessibilità ha fatto la sua parte con un paese, la Francia, che viaggia ben sopra quel tetto del 3% deficit-Pil. Con Angela Merkel Renzi - tra i corridoio del Justus Lipsius - ha scambiato qualche battuta.



Le tv del circuito interno del vertice hanno immortalato i due parlottare amabilmente, forse di altro. Perchè lo scoglio, ancora una volta, rimane la cancelliera, che continua a ribadire il suo refrain di sempre e avrebbe insistito perchè nelle conclusioni del vertice di oggi - chiamato a dare la bollinatura 'politicà al piano Juncker - accanto alla «neutralità» delle risorse che gli Stati metteranno al fondo comune, si facesse 'un'aggiuntinà, prevedendo la dizione «alle attuali regole».



Tre sole parole in più, dietro le quali c'è però il cuore della battaglia.
Una battaglia che Renzi è comunque deciso a giocare fino in fondo nel suo ultimo vertice da presidente di turno dei 28.
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