E Renzi rassicura i democrat: per Vincenzo finirà tutto bene

E Renzi rassicura i democrat: per Vincenzo finirà tutto bene
di Marco Conti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Giugno 2015, 05:51 - Ultimo aggiornamento: 10:23
ROMA - «La situazione è stata chiarita: ora, decideranno i soggetti giurisdizionali». «Sul caso De Luca, mi sembra che sia tutto chiaro: il governo ha disposto la sua sospensione ed è presumibile che ora si rivolga al tribunale ordinario, di cui noi attendiamo serenamente la decisione». Prima il ministro della Giustizia Andrea Orlando e poi il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, danno senso a un percorso che dovrebbe, nel giro di una decina di giorni, riportare Vincenzo De Luca sulla poltrona più alta della sala dell'Arengario di palazzo Santa Lucia.

LESIONE

Un iter che Matteo Renzi ha avviato ieri l'altro procedendo alla sospensione del neo eletto governatore pur sapendo che gli avvocati dell'ex sindaco di Salerno avevano già predisposta la carta bollata per ricorrere contro il decreto della presidenza del Consiglio. Oggi il ricorso verrà depositato nella prima sezione civile del tribunale di Napoli e l'ex sindaco di Salerno si attende che la decisione sia simile a quella adottata dallo stesso tribunale per il sindaco di Napoli De Magistris. Ovvero sospensione del decreto di sospensione perché pende ricorso presso la Consulta sulla possibile lesione della presunzione di non colpevolezza che la legge Severino non considera visto che si ritiene applicabile anche per i condannati in primo grado. Prima di qualunque atto amministrativo si dovrà quindi attendere la pronuncia sul ricorso con procedura d'urgenza che gli avvocati di De Luca hanno predisposto. Una decina di giorni al massimo e poi si saprà, senza bisogno del decreto, se De Luca potrà insediarsi e nominare gli assessori.



Tutto ciò spiega la decisione assunta da Renzi di non fare un decreto per risolvere l'ambiguità normativa segnalata dall'Avvocatura dello Stato e relativa alla banale constatazione che non si può sospendere un non insediato. In questo modo palazzo Chigi lascia ai giudici la valutazione anche a costo di essere smentito dai magistrati. In questo modo il premier si mette a riparo non solo dalle critiche grilline o leghiste, ma anche dai toni adottati da molti esponenti azzurri garantisti a corrente alternata. Ovviamente il premier si augura che la vicenda campana si possa chiudere quanto prima insieme a quella romana e calabrese. A Roma, dopo le roventi polemiche dei giorni scorsi, tutto tace, mentre in Calabria il presidente Mario Oliverio ha deciso di azzerare la giunta incassando l'apprezzamento del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che si augura «una giunta ispirata a forte rinnovamento». Più o meno il cambio di passo che palazzo Chigi vorrebbe imporre anche al sindaco Marino. Lazio e Campania sono due regioni decisive in ogni competizione elettorale ed è per questo che Renzi vorrebbe archiviare quanto prima le polemiche per evitare che le vicende locali si riflettano sulle elezioni politiche del 2018.



SERRARE

Il calendario di Renzi, salvo sgambetti, resta immutato. La ritrovata stabilità del governo è un vantaggio che non può bruciare a proprio piacimento anche perché particolarmente apprezzato a Bruxelles. Il persistente intreccio tra politica e aule di tribunale certamente non facilita il lavoro del governo. La serie di richieste di arresto piovute su senatori - non deputati - del Ncd anche se fa storcere il naso a molti esponenti della maggioranza, non disturba il premier che comunque accelera il timing e punta a licenziare la riforma costituzionale e quella della Rai (magari anche per decreto) prima della pausa estiva.