Strage Parigi, caccia all'ottavo killer: «Forse è in Italia». Bombe francesi sull'Isis

Strage Parigi, caccia all'ottavo killer: «Forse è in Italia». Bombe francesi sull'Isis
di Renato Pezzini
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 10:36

dal nostro inviato

PARIGI - Tutte le strade portano in Belgio. Da lì, secondo la polizia francese, sono partiti almeno tre uomini del commando che venerdì notte ha martoriato Parigi con i propri kalashnikov. Due di loro, dopo aver compiuto la carneficina invocando il nome di Allah, si sono fatti esplodere. Un terzo è ricercato, a conferma del fatto che i terroristi non erano soltanto sette, come invece si credeva. Tutti e tre gli attentatori in arrivo dal Belgio erano stati recentemente in Siria, in una sorta di viaggio di formazione alle pratiche della guerriglia.


IL QUARTIERE DEI JIHADISTI

Abdeslam Salah ha 26 anni, nella fotografia diffusa dalla polizia ostenta un taglio di capelli alla moda, rasati a zero sopra le tempie, e uno sguardo che sa di sfida.

Alto un metro e 75, occhi scuri, nato a Bruxelles, immigrato di seconda generazione cresciuto nel sobborgo di Molenbeek, lo stesso quartiere dove in passato hanno trovato rifugio gli assassini che nel 2001 uccisero il comandante Massoud in Afghanistan e, più recentemente, gli autori della strage del Museo Ebraico di Bruxelles (quattro morti nel 2014).

A differenza dei suoi complici che si sono fatti saltare in aria, una volta conclusa la carneficina Salah è fuggito. I gendarmi lo avevano individuato al confine tra Francia e Belgio sabato mattina e in quella circostanza avevano arrestato il fratello (tutt'ora detenuto a Bruxelles) che aveva noleggiato l'auto abbandonata dal commando davanti al teatro Bataclan. Lui invece era riuscito a dileguarsi e potrebbe essere ormai lontano se è vero che anche il Ministero dell'Interno italiano ha diramato in serata un ordine di ricerca.

LA BASE LOGISTICA

Che in Belgio vi sia la base logistica da cui si sono mossi i terroristi è confermato dall'identificazione di altri due kamikaze. Uno di loro, che ha agito dentro la sala da concerto, è un altro fratello del ricercato, si chiamava Ibrahim Salah, aveva 31 anni. Il secondo era giovanissimo, 20 anni appena, Bilal Hafdi, residente nei dintorni di Bruxelles: ha azionato il giubbotto esplosivo davanti a un ristorante di boulevard Voltaire senza fare vittime. Hafdi, secondo molti testimoni, era appena sceso da una Seat scura guidata probabilmente proprio da Abdeslam, il fuggitivo. Quella stessa auto è stata ritrovata ieri mattina alla periferia nord di Parigi, in una zona di Seine Saint Denis assai vicina all'imbocco dell'autostrada. Sui sedili c'erano tre mitragliatori, molti proiettili e alcuni contenitori pieni di esplosivo.

La polizia non ha mancato di ricordare che l'auto è stata abbandonata proprio davanti all'edificio dove fino a qualche anno fa faceva proseliti un imam indicato dall'antiterrorismo come un pericoloso sobillatore, e per questo espulso dalla Francia.

A più di due giorni dalle stragi di venerdì non è ancora certo il numero effettivo dei terroristi entrati in azione. Sette sono morti (tre allo Stade de France, tre al Bataclan, uno in boulevard Voltaire). Un ottavo è in fuga. Ma almeno un altro paio di jihadisti potrebbero aver preso parte alle sparatorie in due locali dell'XI arrondissement. Un sospetto confortato dai servizi segreti dell'Iraq secondo cui gli attentati sono stati pianificati a Raqqa, in una zona della Siria controllata dall'Isis, col coinvolgimento di 19 persone.

L'ALLIEVO DELL'IMAM

Un'altra connessione fra i fatti di Parigi e il Belgio arriva dalla biografia di un quarto attentatore identificato, Ismail Omar Mostefai, francese di origini algerine. Un rapporto dei servizi segreti attribuisce il suo ingresso nelle file del «radicalismo islamico» all'opera di propaganda di un imam che dal Belgio veniva a predicare nella banlieu parigina. Inoltre in serata il governo di Bruxelles ha dato notizia del fermo precauzionale di cinque persone che «potrebbero avere avuto contatti con gli autori degli attentati».

Rimane ancora irrisolto il mistero del passaporto trovato vicino a uno dei kamikaze che si sono fatti esplodere davanti allo Stade de France. È un passaporto intestato a un siriano entrato in Grecia a ottobre con un flusso di profughi in arrivo dal Medio Oriente. Il documento, però, non è considerato autentico anche perché la foto non corrisponde ai dati anagrafici riportati: è la ragione per cui le autorità francesi stentano a confermare la presenza di un «profugo» nel commando dei jihadisti.

Di incertezza in incertezza, mancano dati sicuri anche sul numero delle vittime. In mattinata era stata data notizia del decesso di tre dei quasi cento feriti gravi ricoverati negli ospedali parigini, il che avrebbe fatto salire la cifra dei morti a 132. In serata però il Ministero dell'Interno ha precisato che le vittime sono per ora sempre 129, alcune delle quali non ancora identificate. I feriti in pericolo di vita sono adesso una sessantina.

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