G7, pressing italiano per missione in Libia. Stoccata all'Europa: proposte insufficienti

G7, pressing italiano per missione in Libia. Stoccata all'Europa: proposte insufficienti
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Lunedì 8 Giugno 2015, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 14:38

dal nostro inviato

Marco Conti

ELMAU «Le proposte che ha fatto l'Ue sulla suddivisione dei migranti al momento sono largamente insufficienti». Dal castello di Elmau, che ospita il G7 in salsa bavarese, Matteo Renzi esce nel tardo pomeriggio quando il cielo comincia a farsi scuro.

Di Libia non si è ancora parlato al tavolo dei grandi, anche se le tensioni nel Nord Africa si intrecciano ai problemi di una crescita economica sempre più stentata e che rischia di consegnare intere generazioni all'integralismo. «Il novanta per cento dei migranti che soccorriamo vengono dalla Libia. Quindi se non risolviamo il problema libico non risolviamo nemmeno quello degli sbarchi», avverte il presidente del Consiglio, convinto che la sola soluzione strutturale all'emergenza migranti non siano le polemiche ma una missione militare in Libia. Renzi considera il piano messo a punto da Bruxelles «un primo passo, ma ancora non ci siamo» specie sul numero di migranti da dividere tra i Ventisette: ventiquattro mila tra siriani ed eritrei. Troppo pochi, rispetto agli arrivi. «Sui migranti servono regole per non lasciare l'Italia da sola - aggiunge - e su questo stiamo cercando di coinvolgere i nostri partner europei».

IL TENTATIVO Il tentativo è in corso e il G7, che si concluderà oggi pomeriggio, dovrà rappresentare una spinta decisiva in grado di aiutare il lavoro di mediazione di Bernardino Leon e costruire il via libera delle Nazioni Unite all'intervento dell'Onu sul territorio libico per bloccare il traffico di esseri umani.

Al fronte internazionale Renzi unisce, sul problema dei migranti, un fronte interno che ieri ha mostrato una buona dose di demagogia con l'iniziativa dei tre presidenti di regione del Nord che hanno chiuso le "frontiere", in vista di una possibile ripartizione nazionale dei migranti.

«Alcuni di quei governatori erano governo quando sono state adottate regole che hanno lasciato da sola l'Italia e quando si sono fatte scelte di politica estera come la Libia», ricorda Renzi sottolineando il ruolo da ministro che allora avevano Roberto Maroni (Interno) e Luca Zaia (Agricoltura) e l'attacco militare alla Libia al quale diede il via libera il governo Berlusconi. «La verità ha la memoria lunga, i fatti parlano», insiste il premier che spera di incassare al G7 qualche impegno più concreto di una semplice espressione di solidarietà.

«Tutti abbiano il buon senso di ricordare a se stessi chi ci ha portato in questa situazione», sottolinea il presidente del Consiglio che attacca gli ex ministri del governo Berlusconi anche sul taglio dei fondi alla cooperazione allo sviluppo: «L'Italia ha tagliato i fondi, tanto che oggi ci troviamo qui a questo tavolo del G7 come fanalino di coda: una posizione in cui io non voglio stare».

SCARICABARILE Basta quindi con la «filosofia dello scaricabarile» e a giocare con la demagogia: «Non basta fare comunicati stampa e slogan per risolvere il problema dell'immigrazione». Non solo, ma per Renzi l'iniziativa rischia di indebolire la posizione del nostro Paese: «È difficile parlare di immigrazione e chiedere un coinvolgimento dell'Ue quando alcune Regioni del tuo Paese dicono che il problema non li riguarda».

L'offensiva diplomatica in atto, con il ministro Gentiloni in Egitto a discutere di Libia, dà la misura di quanto rischia il governo sulla faccenda dei migranti. «Abbiamo davanti venti giorni decisivi»,ammonisce il premier che conta di spuntare un risultato decisivo al consiglio europeo di fine mese.

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