El Pais accusa Italia e Spagna: «Non pagano il fondo Auschwitz»

El Pais accusa Italia e Spagna: «Non pagano il fondo Auschwitz»
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Domenica 16 Novembre 2014, 22:19 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 18:42

È polemica su quei Paesi, Italia compresa, accusati di lesinare fondi per garantire la memoria di Auschwitz.

In vista del 70/mo anniversario della liberazione del lager che ricorre all'inizio dell'anno prossimo, un articolo del quotidiano spagnolo El Pais ha attirato l'attenzione su una circostanza che - se confermata - appare imbarazzante: l'Italia, assieme alla Spagna, è fra i pochi paesi europei maggiori che stanno mancando di contribuire al «Fondo perpetuo», indispensabile a mantenere vivo il ricordo del più famigerato campo di sterminio nazista.

Senza fondi niente memoria. Creato nel 2009 per evitare la minacciata chiusura del complesso composto da 155 edifici e 300 rovine su un'estensione di 200 ettari nel sud della Polonia, il Fondo punta a raccogliere 120 milioni di euro e finora è stato alimentato da 31 paesi.

Sono stati raccolti 102 milioni di euro e, per «ovvie ragioni» storiche legate al nazismo, il maggior contributore è stata la Germania con la metà (60 milioni) di quanto richiesto.

Quanto ha versato ognuno. L'Unione europea ha versato 4 milioni, la città di Parigi 310 mila euro. Accanto alla Spagna, però, «l'Italia è l'altra appariscente eccezione» fra i «grandi paesi» dell'Ue: pur essendo «la patria di Primo Levi, l'autore delle cronache più tremende su Auschwitz in 'Se questo è un uomo», scrive El Pais. Già in settembre, quando fu annunciato che con una donazione di 100 mila euro il Vaticano era diventato il 31/o paese contributore della Fondazione Auschwitz-Birkenau che gestisce il Museo, era emerso come l'Italia non fosse nella lista.

Roma non paga. Ora arriva la sottolineatura spagnola che Roma non sta contribuendo a tener viva la memoria di tragedie testimoniate dai forni, dalle camere a gas e dalle migliaia di oggetti custoditi nel museo: «minuscole scarpette di bambini», «montagne di occhiali, tonnellate di capelli», sottolinea fra l'altro il sito del giornale spagnolo. Il 27 gennaio ricorre il 70/o anniversario della liberazione del lager da parte dell'Armata Rossa. I fondi servono per i necessari lavori di restauro e conservazione del complesso situato ad una settantina di chilometri da Cracovia e in passato curato dalla sola Polonia per motivi geografici. Secondo le stime più accreditate, nei tre campi di Auschwitz morirono tra gli 1,1 e gli 1,5 milioni di persone.

Patrimonio dell'Unesco. E sono più di un milione i visitatori che ogni anno cercano di immaginare l'inconcepibile orrore del campo di sterminio visitandone i resti, a cominciare dal cancello sovrastato dalla scritta «Arbeit macht frei», «Il lavoro rende liberi». I campi di Auschwitz (in polacco: Oswiecim) furono un perno della cosiddetta «soluzione finale», il genocidio di ebrei perpetrato dai nazisti e dai loro alleati, costato la vita a oltre sei milioni di persone. Dal 1979 il luogo è patrimonio dell'umanità dell'Unesco ed è visitabile. Vi facevano parte anche il campo di sterminio di Birkenau, quello «di lavoro» di Monowitz e 45 «sottocampi». «Prima della creazione del Fondo perpetuo la situazione era critica», ha detto a El Pais il direttore del Museo, Piotr Cywinski. «Oggi, cominciamo a vedere la proverbiale luce in fondo al tunnel».

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