Egitto, ambasciatore Helmy: «Roma partner strategico contro il terrorismo»

Egitto, ambasciatore Helmy: «Roma partner strategico contro il terrorismo»
di Elena Panarella
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Lunedì 6 Luglio 2015, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 15:33
«Ripuliremo il Sinai e tutto l'Egitto dalla presenza dei jihadisti. Non permetteremo che quanto accaduto in Siria, Iraq, Libia e Yemen si ripeta anche nel nostro Paese. È una questione di sopravvivenza». Tiene a sottolineare l'ambasciatore d'Egitto in Italia, Amr Helmy, a pochi giorni dai sanguinosi attacchi contro le forze di sicurezza egiziane nel Nord del Sinai che hanno lasciato a terra decine fra militari e terroristi. Pianificazione straniera. Gli attacchi simultanei sferrati contro alcuni check-point nella zona di Sheikh Zuwaid, lascia intendere il diplomatico, probabilmente sono stati pianificati dall'estero. «C'è stato un coinvolgimento straniero in questi attacchi», sostiene Helmy, pur non volendo aggiungere altri dettagli. Quel che è certo, è che i miliziani che hanno rivendicato gli attacchi - appartenenti al gruppo Wilayat Sinai (Provincia del Sinai), affiliato allo Stato Islamico - «sono molto bene equipaggiati e addestrati», dice a chiare lettere Helmy.



L'Egitto è in guerra, aveva detto il premier Mahlab a poche ore dagli scontri, come lo è la non lontana Tunisia, secondo il presidente Essebsi. Questa battaglia, dice, «l'Egitto la sta combattendo non soltanto per sé, ma anche per tutto il mondo civilizzato». Ora, però, è il momento che l'Unione europea, una volta per tutte, «agisca nei confronti di quei Paesi che appoggiano e finanziano il terrorismo». Infine, esprime «apprezzamento per la posizione assunta dall'Italia e la solidarietà di questi giorni dimostrata dai presidenti Mattarella e Renzi e dal ministro Gentiloni. Roma - conclude - rimane un nostro partner strategico nella lotta al terrorismo».



Il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi, capo delle Forze Armate quando due anni fa venne deposto Mohammed Morsi, si è recato in uniforme militare nella Penisola del Nord del Sinai per incontrare le truppe impegnate nell'offensiva contro la cellula locale dello Stato Islamico (Is). La Penisola del Sinai ha infatti lanciato mercoledì una serie di attentati contro le forze della sicurezza alla quale l'esercito ha risposto con raid mirati che hanno portato all'uccisione di un centinaio di jihadisti.



Per la prima volta da quando ha assunto l'incarico di presidente nel al-Sisi ha indossato l'uniforme militare. Era il marzo del 2014 l'ultima volta che fu visto in abiti militari, ovvero durante un discorso trasmesso dalla tv di Stato nel quale annunciava la sua candidatura alle presidenziale. «Oggi è l'ultima volta che mi vedete in uniforme. Sono stato onorato di indossarla per difendere la nazione e oggi la abbandono per difendere la nazione», disse in quell'occasione. Al-Sisi è stato per 45 anni membro delle Forze armate. «La storia ricorderà per molto tempo i sacrifici fatti dall'esercito egiziano – ha detto con grande emozione il presidente - Sono venuto qui per salutare gli eroi dell'esercito. La fiducia del popolo verso le sue forze armate è illimitata».
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