Scambio di embrioni, il padre naturale dei gemelli all'altra coppia: «Vediamoci». La risposta: «Per il momento non è il caso»

Scambio di embrioni, il padre naturale dei gemelli all'altra coppia: «Vediamoci». La risposta: «Per il momento non è il caso»
di Cristiana Mangani
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Domenica 10 Agosto 2014, 12:44 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 10:49
Hanno passato la prima notte insonne, tra poppate e pannolini, perch cos vuole l’amore genitoriale.

Il tribunale civile di Roma ha firmato un’ordinanza nella quale riconosce a loro il ruolo di padre e madre dei gemellini contesi, ma è solo una prima battaglia legale quella che hanno vinto, perché la storia non finisce certamente qui. C’è un’altra coppia che in queste ore continua a patire per quell’errore umano commesso all’ospedale Sandro Pertini: un uomo e una donna che avevano maturato una loro aspettativa di vita, che desideravano questi figli più di loro stessi e che ora non vogliono arrendersi alla decisione. «Andremo avanti con la questione legale - afferma l’avvocato Nicolò Paoletti che li assiste - Ci sono diverse strade da percorrere. Stiamo valutando quali siano le migliori».



L’INCONTRO

Nel frattempo, però, l’urgenza maggiore dei genitori genetici sembra essere quella affettiva. «Siamo felici che i piccoli siano nati e stiano bene - confidano a chi gli sta vicino - ma noi vorremmo tanto vederli. Almeno noi padri potremmo incontrarci, parlare, cercare una soluzione che rispetti i sentimenti di tutti». La proposta era già stata avanzata in passato, ma è naufragata tra i ricorsi e le scartoffie legali. E ora la speranza di poter un giorno vedere se hanno i loro stessi occhi, la stessa forma del viso, si rinnova. Ma forse è ancora troppo presto per cercare questo incontro, nonostante il Comitato nazionale di bioetica lo sostenga perché lo considera una posizione di buonsenso. «Una famiglia allargata - è la tesi del vicepresidente Lorenzo D’Avack, continua a essere l’idea più giusta per i bambini che rischiano di fare le spese di questa vicenda, ma anche per il marito della gestante che è la figura più debole. In questo caso la madre è sicuramente riconoscibile e difficilmente attaccabile, il padre “biologico” in fondo è un estraneo». Da più parti si spera, quindi, che alla fine ci sarà una collaborazione tra genitori biologici e genitori genetici.

Finora, però, da parte di chi ha messo al mondo i gemellini la chiusura sembra totale. «È troppo presto per parlarne, ed è un fatto che rientra in una sfera molto personale - spiega l’avvocato Michele Ambrosini, legale dei neo genitori - Non spetta comunque agli avvocati deciderlo. Anche se per ora, direi proprio di no».



LE VIE LEGALI

Restano, quindi, le vie legali. La battaglia a colpi di carta bollata. Gli avvocati dei genitori genetici potrebbero presentare “reclamo” riguardo alla decisione del giudice Albano, entro dieci giorni. Ma sarebbe la stessa sezione civile, anche se in forma collegiale, a dover decidere. E, visto che nel frattempo, i bambini sono nati e la situazione è cambiata, la coppia ricorrente riuscirebbe difficilmente a trovare soddisfazione. Rimane il ricorso a un giudizio di merito, e in quell’ambito, i legali potrebbero rinnovare la richiesta di un intervento d’urgenza. Nel frattempo, poi, sembrano orientati a rivolgersi alla Corte europea per i diritti dell’uomo.



LA CORTE EUROPEA

Paradossalmente, a spianargli la strada sarebbe proprio la decisione presa dal tribunale, visto che i genitori “mancati” continuano a ritenere che sia stato violato un loro diritto fondamentale, nella parte in cui non si ammette al padre naturale di riconoscere la paternità del figlio. «L’ordinamento - si è sfogata la coppia - non tutela in alcun modo i genitori genetici e non permette ai bambini di crescere nella loro vera famiglia. Per questo ci affidiamo al diritto, perché è l’unica strada percorribile. Siamo certi che il parto anticipato abbia pesato sulla decisione del giudice, ma possiamo solo dirlo e sfogarci. Ormai è successo».

Nelle 16 pagine di ordinanza firmata da Silvia Albano, però, è l’ordinamento attuale a dettare le regole: «è genitore - viene sottolineato - chi partorisce, chi porta in grembo i piccoli», e, giorno dopo giorno, ne sente il respiro e il battito del cuore. Perché - ritiene - «tra il nascituro e la madre, il legame simbiotico si crea nell’utero».



LA FAMIGLIA E IL MINORE

La famiglia, poi, è fondamentale per la tutela dei minori, anche se - aggiunge la toga - «il concetto si è andato sganciando dal dato biologico e genetico degli appartenenti, venendo concepita di sempre più come luogo degli affetti e della solidarietà reciproca, prima comunità ove si svolge e sviluppa la personalità del singolo. Da ciò ne deriva che al diritto spetta di tutelare proprio quei rapporti, ricercando un equilibrio che permetta di bilanciare gli interessi in conflitto, avendo sempre come riferimento l’interesse dei minori».
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