Fecondazione eterologa, tribunale Bologna: nessun vuoto normativo, sì alla richista di una coppia

Fecondazione eterologa, tribunale Bologna: nessun vuoto normativo, sì alla richista di una coppia
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Lunedì 18 Agosto 2014, 17:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 16:43
Accogliendo il ricorso di una coppia, presentato prima della sentenza della Consulta che ha abolito il divieto, il Tribunale di Bologna ha riconosciuto il diritto ad accedere all'eterologa e nell'ordinanza sottolinea che non c'è alcun vuoto normativo che impedisca di procedere in base alle regole della medicina e alla legislazione sanitaria vigente.



Nel caos creato dal rinvio della questione a una legge del Parlamento deciso dal Governo dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il divieto, il ministero della Salute ha stabilito che non ci sarà alcuna sanzione per chi pratica l'eterologa. Ma senza una normativa nazionale, secondo il ministero, la sicurezza dei pazienti è a rischio. Insomma la tecnica è lecita ma non disciplinata.



«Chi la praticasse non incorrerebbe in sanzioni, ma servono tuttavia norme omogenee su tutto il territorio - hanno fatto sapere fonti ministeriali, in attesa del confronto proposto a settembre con specialisti e costituzionalisti -. La fecondazione eterologa è legale oggi nel nostro Paese ed in questo senso la sentenza della Corte Costituzionale è auto-applicativa e chi praticasse l'eterologa non incorrerebbe in sanzioni. Tuttavia - hanno fatto presente le stesse fonti - se l'eterologa è adesso lecita, non è però disciplinata, non esistono cioè norme che ne regolino l'attuazione in tutti i suoi aspetti, a partire da quelli che riguardano la sicurezza sanitaria. Proprio per garantire tali aspetti, è l'orientamento espresso dalle fonti del ministero, è necessaria una normativa che abbia valenza nazionale e assicuri un'applicazione omogenea in tutte le regioni».



Vanno recepite, hanno continuto le fonti ministeriali, le normative europee che stabiliscono i test per la selezione del donatore, in base ai quali le Regioni potranno autorizzare i centri con criteri uniformi a livello nazionale ed europeo dal momento che è l'Europa a chiederci il rispetto di certi requisiti minimi comuni in questo ambito. Una questione per cui però il ministro Lorenzin ha sempre ritenuto necessaria una legge, e non sufficienti delle linee guida.



Il tavolo potrebbe «aprire un confronto per cercare vie praticabili di attuazione della sentenza della Corte Costituzionale che garantiscano la dovuta sicurezza sanitaria, considerando le prese di

posizione di alcune Regioni e la possibilità che i centri privati comincino a praticare la fecondazione eterologa nell'attesa di una normativa nazionale».



In attesa delle decisioni degli esperti, e del pronunciamento delle Camere dai tempi però decisamente incerti, la Regione Toscana è stata l'unica finora a emanare una delibera che autorizza i centri a partire e che potrebbe essere imitata presto dalla Liguria, ma anche delle stesse cliniche per la fecondazione, finora in 'stand by' ma che da più parti affermano di voler iniziare a settembre con i trattamenti.