Expo, ex manager Acerbo patteggia tre anni e torna libero

Expo, ex manager Acerbo patteggia tre anni e torna libero
di Claudia Guasco
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 10:32
MILANO - L'ex subcommissario di Expo ed ex responsabile del Padiglione Italia Antonio Acerbo ha patteggiato una pena a tre anni e il pagamento di 100 mila euro per chiudere il procedimento a suo carico aperto dal Tribunale di Milano. Dopo l'intesa raggiunta con la Procura, stamane il gup Ambrogio Moccia ha ratificato il patteggiamento e Acerbo torna in liberta'. L'ex manager dell'Esposizione universale era indagato per turbativa d'asta ee corruzione nell'inchiesta dei pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio sulla gara d'appalto dell'Expo relativa alle "Vie d'acqua sud".



Acerbo e' ai domiciliari dallo scorso 14 ottobre, quando e' stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare insieme a Giandomenico Maltauro, consulente del gruppo Maltauro, e Andrea Castellotti, facility manager per Padiglione Italia Expo 2015 e già direttore commerciale della società Tagliabue. Per loro i pm titolari del fascicolo avevano chiesto il processo con rito immediato, che sarebbe dovuto iniziare il prossimo 9 aprile davanti i giudici della decima sezione. Con il patteggiamento di oggi, però, il processo si chiude ancora prima di iniziare.



RISARCIMENTO ALL'EXPO

Oltre ad Acerbo, infatti, hanno patteggiato anche i suoi coimputati: Maltauro una pena a 2 anni e 6 mesi e il risarcimento di 50 mila euro e Castellotti una pena a 2 anni (sospesa) e 30 mila euro. I 100 mila euro versati dall'ex subcommissario andranno a risarcire la parte offesa, ovvero la stessa società Expo 2015, incaricata di gestire l'evento. Il procedimento, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, riguardava l'accusa mossa ad Acerbo di aver "passato" Maltauro e Castellotti atti utili per la preparazione del bando, con grande anticipo rispetto alla gara per l'appalto sulle Vie d'acqua Sud. In questo modo gli imprenditori avrebbero ottenuto un significativo vantaggio nella procedura di aggiudicazione della gara. L'appalto, assegnato nel 2013, fu vinto dalla Maltauro insieme ad altre tre società: Tagliabue, Cogni e Mezzanzanica, con uno sconto del 23% rispetto alla base d'asta. In particolare, secondo le accuse, la gara del valore stimato di circa 54 milioni di euro, sarebbe stata pilotata per far vincere la Maltauro in cambio di "utilita'" ad Acerbo (consulenze affidate al figlio di quest'ultimo), che in quella occasione faceva parte della commissione aggiudicatrice. A fare il nome di Acerbo sarebbe stato l'imprenditore Enrico Maltauro in alcuni interrogatori davanti ai magistrati. Maltauro e'stato arrestato l'8 maggio scorso nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta "cupola degli appalti" in Lombardia, condotta sempre dai pm Gittardi e D'Alessio, che si e' conclusa con il patteggiamento di tutti principali indagati. Un filone di questo fascicolo risulta ancora aperto e tra i tre indagati c'e' Livio Acerbo, figlio di Antonio.



CONTO ALLA ROVESCIA

Intanto i lavori dell'Expo sono alla stretta finale. Una vera corsa contro il tempo per completare i padiglioni ancora in ritardo: nei cantieri gli operai si alternano giorno e notte per arrivare in tempo all'inaugurazione del primo maggio. Il commissario straordinario di Expo Giuseppe Sala rassicura: "Sarei un pazzo se venissi a bluffare a trenta giorni dall'apertura", afferma. "Io avrei potuto anche fare a meno di espormi così tanto e mettere un po' le mani avanti, se lo faccio è perché sono convinto che ce la faremo - sottolinea - Saremo in condizione di aprire tutto il primo maggio. Abbiamo avuto ieri una grande riunione con tutti i Paesi. Ho preso uno per uno tutti i commissari. Anche quelli che erano un po' in ritardo stanno recuperando». Sala riferisce che "c'è un po' di amarezza anche nei commissari dei Paesi, che non capiscono questa grandissima polemica italiana. In positivo sta venendo ancora più voglia a tutti di dimostrare che ci si arriverà. Questo se vogliamo vedere il bicchiere pieno". Certo, con soli trenta giorni alla scadenza "potrebbe mancare qualche rifinitura". Ma, aggiunge Sala, "ricordo che nell'Expo precedente, quello di Shanghai, due padiglioni non avevano aperto in tempo, uno dei quali era quello degli Usa. Non se ne è accorto nessuno e, al di là di questo, è stato un grande successo".