Berlusconi assolto: «Ora potrei passare la mano». L’ipotesi grazia

Silvio Berlusconi
di Mario Ajello
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Sabato 19 Luglio 2014, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 10:39
Giornata di pacificazione. Di normalizzazione. Di giudici che fanno i giudici. E di Silvio Berlusconi che - primizia storicamente assoluta - parla bene di loro e li definisce «ammirevoli». Il mondo sottosopra? Sì. E in questo improvviso upside down, sembra perfino delinearsi l’impossibile. «Potrei anche pensare di passare la mano», dice Berlusconi mentre viene festeggiato ad Arcore e di fronte al carezzevole pressing di chi gli vuole bene - la fidanzata, la famiglia, gli amici d’azienda, le colombe che lo hanno colombizzato nei toni e hanno avuto ragione - e vede per lui finalmente un ruolo e un rango da padre della patria in un’Italia normale e non più preda di quello che Berlusconi, il Berlusconi old stile, chiamava «il terrore giudiziario».






REUNION

Mentre i cocci sparsi del centrodestra gioiscono con ritrovata unità per il trionfo giudiziario di Berlusconi - sia Forza Italia sia il Nuovo Centrodestra alfaneo sia i centristi di Pier Ferdinando Casini, il quale da New York ha chiamato Silvio e lo ha trovato «assai e giustamente rinfrancato» - a Villa San Martino l’ex Cavaliere fa questo ragionamento: «Bisogna portare le riforme a casa perchè le vogliono gli italiani. Tutti potranno vedere, dopo che hanno visto quanto ingiusta è stata la persecuzione ai miei danni, che ho il rango e la dignità di padre costituente. E poi, sulla base di queste cose e se anche gli altri processi vanno come devono andare, agirò da padre nobile aiutando a creare un nuovo leader, capace di riunire il centrodestra». Senza contare che ora perfino la sospirata grazia torna, agli occhi degli azzurri, possibile e credibile.



Dunque, il concetto di «successione», sia pure come prospettiva non immediata ma al passo con i tempi, non è più tabù in casa d’Arcore. «Il mio obiettivo è stato sempre quello di avere un’Italia pacificata», ricorda Berlusconi, e ieri di Italia pacificata ne ha visto un qualche inizio e in un’Italia così - che riconosca la sua storia e quella che lui chiama la sua «onorabilità» - l’ex Cavaliere sarebbe pronto a fare il grande gesto non del «passo indietro» ma del «passo più in là». Verso un ruolo più al passo con i tempi, con la sua età, con l’evidenza della sua incandidabilità. Ovvero: Silvio padre della patria e padre del centrodestra ma non più one man show nel nuovo centrodestra riunificato.



Il che significa che, semmai, toccherà ad Alfano?

Qui il discorso si complica, anche se i rapporti tra i due sono personalmente buoni e ad alcuni alfanei l’ex Cavaliere ha detto giorni fa: «Meglio voi di Fitto» (il quale oltretutto ieri, nel felicitarsi per la vittoria berlusconiana, ha aggiunto che «la nostra battaglia andrà avanti», e anche quella dei dissidenti del Senato). In più ci sono le cene tra alfanei e azzurri con il beneplacito di Silvio (De Girolamo e Saltamartini attovagliate con Maria Rosaria Rossi e Iole Santelli), Casero che pasteggia con Romani, Lupi e i suoi contatti con Verdini, Alfano e Toti che si parlano e si stimano. E via così. La reunion si può fare? L’asse Cicchitto-Lorenzin-Quagliariello-Sacconi è di diverso avviso. Alfano al ruolo di leader ovviamente non vuole rinunciare. E sia Angelino sia Silvio sono gelosi del proprio rapporto con Renzi e non disposti a cederne l’esclusiva. Ma il crollo del muro giudiziario può facilitare il superamento di divisioni politiche, figlie di un’altra stagione.



Quella nuova ricomincerà da Berlusconi, ma stavolta è un altro Berlusconi. «E’ il momento giusto per dare una prova di generosità», è il messaggio che gli arriva da parte di una buona parte del Ncd e non solo da lì. Lui è stanco e nel mondo sottosopra comincia a pensare che la leadership non debba coincidere per forza - mentre intorno sta cambiando tutto - con la stessa persona di sempre.
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