Le cure mediche sono un miraggio per la metà degli italiani

Le cure mediche sono un miraggio per la metà degli italiani
di Carla Massi
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Martedì 20 Ottobre 2015, 21:23 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 15:38
Dalla lista delle spese prioritarie di due famiglie su cinque sono state depennate le cure odontoiatriche, le visite specialiste, gli esami diagnostici. Ma anche alla palestra come cura. E, chi non ha rinunciato ai servizi sanitari, li ha pagati in nero. Prezzo basso, niente ricevuta.



Quasi un italiano su due si è trovato costretto a limitare accertamenti e terapie oppure ha iniziato a rinviare le scadenze con i medici e i controlli. Per mancanza di denaro. Nel 41% delle famiglie, dunque, almeno un componente ha dovuto rinviare una prestazione sanitaria.



LO STUDIO

Tra lunghe attese e alti costi nel privato la tutela della salute ci sta rimettendo, dunque. Come si legge in uno studio Censis realizzato per il forum Ania-Consumatori. Bastano pochi dati per “disegnare” la situazione: il 32,6% degli italiani, nel 2014, ha pagato senza fattura o senza ricevuta fiscale le visite specialistiche (21%), il 14,4% le cure odontoiatriche mentre l’1,9% le prestazioni infermieristiche. Al Sud la percentuale è ancora più alta dal momento che a pagare questo tipo di servizi in nero è stato il 41% degli intervistati.



Chi decide di andare lo stesso dal medico o di sottoporsi ad esami specialistici più o meno costosi spesso paga di tasca propria: il 18% della spesa sanitaria totale. Per oltre 500 euro l’anno a testa. Contro il 7% delle spese private in Francia e il 9% in Gran Bretagna. Le cifre lievitano se mettiamo a confronto il numero delle persone non autosufficienti, tre milioni, e le badanti, 1,3 milioni: le famiglie devono sborsare circa dieci miliardi.



Il campione preso in esame dal Censis ha risposto che sono state tagliate le spese sanitarie perché «la copertura dello stato sociale si è ridotta». «Il welfare italiano sta cambiando - commenta Giuseppe De Rita presidente Censis - e le famiglie rispondono con processi di adattamento che includono una forte esposizione finanziaria, anche con fenomeni di rinuncia alle prestazioni». Che non sono solo consulti medici o radiografie. Ma anche, per esempio, sedute di fisioterapia che permettono una migliore qualità della vita. E, soprattutto negli anziani, limitano il pericolo cadute e permettono una più rapida ripresa dopo un intervento chrurgico.



LA DECISIONE

E proprio per una questione di risorse e di riassetto dell’offerta slitterà di quindici giorni l’approvazione del Piano vaccinale al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. L’incontro era stato fissato per ieri, poi lo stop. Dopo l’allarme per il calo delle vaccinazioni (l’86% della copertura invece del 95% auspicato dall’Oms) anche obbligatorie, tra i bambini le Regioni avevano chiesto maggiori sostegni finanziari per campagne di informazione (anche tra i medici) e l’allargamento della profilassi. L’appuntamento, proprio per ridiscutere il reperimento e la distribuzione dei fondi, è stato spostato al 5 novembre. Priorità alla legge di stabilità.



Per il capitolo risorse, spiega Sergio Venturi coordinatore degli assessori alla Salute «sono previsti 300 milioni in più anche perché ci sono numerosi nuovi vaccini». «Alcuni di questi prima non erano disponibili - aggiunge - ma ora sono raccomandati, quindi si tratta di un’estensione della campagna. Ad esempio, in Emilia Romagna, le vaccinazioni che raccomandiamo non sono a pagamento». Sull’obbligatorietà che i bambini vengano vaccinati per potersi iscrivere a scuola è intervenuto anche l’oncologo Umberto Veronesi: «E’ giusto l’obbligo. Ai genitori che si battono contro le vaccinazioni e che sostengono a testa alta il loro diritto a non far vaccinare i figli, voglio sommessamente ricordare che la loro opposizione è resa possibile proprio dal fatto che altri bambini sono stati immunizzati».
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