FI, Fitto: scissione inevitabile, ma solo dopo le regionali

FI, Fitto: scissione inevitabile, ma solo dopo le regionali
di Sonia Oranges
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Domenica 10 Maggio 2015, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 00:13
Per il dissidente forzista Raffaele Fitto, la strada è oramai segnata, e passa per lo strappo con Forza Italia, con un occhio al modello tory. «Il problema, come sento in giro, è che c'è un partito a termine. Non c'è più Forza Italia, si parla di un nuovo contenitore, quindi non è a me che va rivolta la domanda...», rispondeva ancora ieri a chi gli chiedeva una parola certa sulla sua permanenza o meno all'interno del partito, descrivendo Fi come un «partito senza regole» dove «non c'è più la possibilità di decidere», un partito diverso da quello che Fitto preferisce ricordare, fatto di congressi «e in cui l'ufficio di presidenza era eletto e in cui Silvio Berlusconi aveva la capacità politica di imporre la sua linea».



MODELLO USA Così, non sarà questa settimana, quando l'europarlamentare incontrerà i parlamentari della sua area, né probabilmente prima delle regionali. Ma per Fitto, oramai, la scissione è nelle cose, inevitabile. Né sembra convincerlo il modello di partito repubblicano all'americana, che il leader azzurro Berlusconi immagina come futuro del centrodestra: «Pensa che il Partito Repubblicano possa essere un partito con la logica del club Forza Silvio», continua a ripetere Fitto. Anche perché il modello che accarezza è quello inglese vincente di David Cameron, cui l'europarlamentare pugliese ha indirizzato una lettera sottoscritta da una trentina di parlamentari italiani. Un endorsement, ci tiene a sottolineare il dissidente forzista, avvenuto in tempi non sospetti, quando il premier britannico era dato in un difficile testa a testa con il laburista David Miliband.



E per di più pubblicato dal "Daily Telegraph" segno, lascia intendere Fitto, delle relazioni intessute in sede europea con i colleghi inglesi che siedono nel gruppo dei Conservatori. Dove l'europarlamentare non fa mistero di voler entrare. Anche sulla base di un semplice calcolo: l'assenza di un riferimento politico per i conservatori europei, nel centrodestra italiano. Che si avvia a un redde rationem interno, dopo l'incerto esito delle regionali. «Il centrodestra va riorganizzato su programmi seri, rivolgendosi a quei 9 milioni di elettori che ci hanno abbandonato e con indicazioni precise e soprattutto con una prospettiva che non abbia la paura di declinare la parola futuro.



Noi lo stiamo cominciando a fare in queste regionali con la nostra lista e continueremo a farlo a livello nazionale subito dopo», ha ripetuto fitto a Lecce, presentando la sua lista "Oltre con Fitto". Una lista messa insieme in pochi giorni e che si contenderà con Forza Italia, Ncd, Fratelli d'Italia e Lega la platea elettorale di centrodestra pugliese.



Fitto, insomma, non ha garanzia del risultato tanto da appellarsi agli elettori in nome di «una situazione difficile», né sa quanto peserà sullo scacchiere politico dopo le elezioni. I suoi uomini al Senato già osservano le mosse dei colleghi verdiniani che sarebbero pronti ad aprire al governo sulla riforma costituzionale, dopo le regionali, rispolverando il vecchio Nazareno. E pronti anche loro a fare i bagagli, «qualora la linea di opposizione totale al governo non dovesse cambiare».



IL PROGETTO Berlusconi però non intende discutere i distinguo interni al partito, non in una campagna elettorale in cui deve spendersi a tutto campo. Ieri, collegato telefonicamente con Perugia, ha ripetuto che «soltanto il centrodestra può opporsi vittoriosamente alla sinistra», un centrodestra che si rispecchi nel Republican party americano: «Dobbiamo dare vita a un grande movimento. Bisogna guardare al grande popolo dei moderati italiani, per trasformare quella maggioranza sociale dei moderati in una maggioranza politica, consapevole e organizzata».



Un polo moderato come quelli francese e britannico, «rassicurante e concreto»: sono questi gli aggettivi che l'ex Cavaliere pronuncia con i fedelissimi, guardando oltre la prospettiva del voto regionale che, già lo sa, non gli darà grandi soddisfazioni.
Soprattutto se a quell'orizzonte dovessero profilarsi elezioni politiche. Il tempo per la campagna elettorale serve a lui come agli altri attori del centrodestra, per «sfruttare lo scenario». Ma Berlusconi è sicuro che, scrutinata l'ultima urna, i toni da campagna saranno archiviati. Anche quelli della Lega di Matteo Salvini che ieri, a proposito del Partito repubblicano all'italiana, ha dichiarato lapidario: «Non mi interessano minestroni o marmellate, ma progetti serie e concreti».
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