Pistola in faccia all'autista, medici pesaresi rapinati in Brasile

Pistola in faccia all'autista, medici pesaresi rapinati in Brasile
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Domenica 7 Dicembre 2014, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 12:45
«Ero seduto davanti sul pullman quando ci hanno circondato. Banditi armati che hanno minacciato l’autista puntandogli alla testa la pistola attraverso il vetro del lunotto e costringendolo a farli salire per rapinarci tutti. Ho avuto paura, una maledetta paura, per me e per gli altri». Il benvenuto brasiliano a Marcello Ugolini, primario di Pneumologia degli Ospedali riuniti Marche Nord, e al suo collega Pierpaolo Isidori, pneumologo del Santa Croce di Fano, l’ha dato il sottobosco criminale delle favelas, ieri mattina appena sbarcati all’aeroporto Antonio Carlos Jobim.



Con loro altri decine di specialisti arrivati da tutt’Italia per partecipare al Congresso mondiale di allergologia in programma fino a martedì a Rio de Janeiro. Un simposio internazionale di fama ma che probabilmente dovrà fare a meno di parte della delegazione italiana dopo quanto accaduto.



Erano le sette ora locale (le dieci del mattino in Italia). Due ore dopo la polizia brasiliana contava ventitrè medici rapinati e quattro feriti nella concitazione dell’assalto avvenuto sull’arteria principale che dall’aeroporto portava i congressisti agli alberghi. Due i pullman partiti dagli arrivi internazionali, uno con specialisti del centro Italia, l’altro con dei medici milanesi. Ugolini e Isidori viaggiavano sul primo. «A bordo eravamo una quarantina, quelli che ci seguivano - ricostruisce il primario del San Salvatore - non si sono nemmeno accorti dell’assalto. Il nostro bus era in fila nel traffico, il tragitto non era lungo, i rapinatori hanno approfittato di un ”buco” nella barriera di sicurezza che separa la superstrada dalle favelas. Tutto molto veloce. Sono piombati sulla corriera minacciando tutti. Erano aggressivi, armati e feroci. Li ho visti salire urlando con la pistola in pugno, ce l’hanno puntata contro. Ci hanno messo le mani addosso per toglierci portafogli e oggetti di valore. Molto violenti. Con il calcio dell’arma hanno colpito alla testa la nostra guida che ha cercato di reagire e anche altri colleghi che hanno tentato di opporre resistenza sono stati schiaffeggiati e malmenati. A me hanno provato a strapparmi il giubbotto con i documenti e il portafogli, poi la fede dall’anulare. Non ci sono riusciti, ma mi hanno portato via l’orologio di mio padre, per me dal profondo valore affettivo. E’ stato un incubo».



Una manciata di minuti di puro terrore con decine di medici rapinati di tutto: zainetti, giubbotti, denaro, documenti anelli, orologi, catenine. I banditi sono stati descritti giovani e violenti. Forse anche sotto l’effetto di droghe ed eccitanti. Come sono apparsi sono spariti lasciando le vittime sotto shock.



«Ora sto bene, diciamo abbastanza bene se così si può dire, ma quanta paura» prosegue Ugolini raggiunto telefonicamente ieri pomeriggio al Consolato dove si trovava con gli altri colleghi. Molti medici non hanno più passaporto o altri documenti di identità e al danno e alla tensione si aggiungono le grane burocratiche. «Cercano di assisterci in tutto e per tutto - prosegue - L’Ufficio del Turismo si è messo a nostra disposizione, i funzionari si sono profusi in scuse, così come gli addetti al consolato. Ma personalmente non vedo l’ora di rientrare in Italia e lasciarmi il tutto alle spalle. O almeno provarci».
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