Sanitopoli in Appello/La difesa
di Angelini: «Va assolto
era sotto scacco del sistema politico»

L'avvocato Gianluigi Tucci
di Stefano Dascoli
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Sabato 10 Ottobre 2015, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 10:07
L'AQUILA - Il grande accusatore di Sanitopoli, l’imprenditore Vincenzo Angelini, va assolto perché non è mai stato in «posizione paritetica» rispetto al sistema politico che lo ha costretto a versare tangenti con lo scopo di demolire il suo impero.



E’ questo l’asse portante dell’arringa difensiva (in doppia veste: imputato e parte civile) dell’avvocato Gianluigi Tucci, nel processo d’Appello in corso all’Aquila sullo scandalo della sanità che ha toccato la giunta Pace e decapitato quella di Ottaviano Del Turco. Il distinguo è evidente: il legale tenta di smontare la ricostruzione in due “fasi” del tribunale di primo grado che ha condannato Angelini a tre anni e mezzo per corruzione, con il presupposto che «fino a un certo punto fosse in posizione paritetica» con i politici e, quindi, potesse in qualche modo trarre vantaggi pagando mazzette.



UN MESE E MEZZO

«Angelini si vede condannato - dice Tucci - per aver erogato tangenti a Del Turco e Cesarone, 200 mila euro, tra il 10 e il 20 marzo 2006. Gli stessi imputati, più Quarta, vengono condannati per concussione aggravata, per un’altra tangente del 3 maggio 2006. A marzo Angelini corrompe, a maggio è concusso. In un mese e mezzo cambia la sua posizione, ma non i soggetti o gli strumenti di pressione (l’avvocato qui cita il famoso avvertimento “Stiamo facendo la legge 20, o paghi o ti facciamo male”, ndr). In realtà, dunque, la costrizione c’è sempre stata». A sostegno di tutto questo, l’avvocato snocciola un ragionamento logico: «L’assunto è che Angelini, percependo indebiti benefici per ricoveri illegittimi, avrebbe pagato per ottenere protezione e andare avanti. Per quale motivo, dunque, ha dovuto chiedere decreti ingiuntivi ai danni delle Asl e si è rivolto alla Procura? Si è reso conto che i soldi non servivano a fermare un’azione che non era solo mirata a ottenere tangenti, bensì a fargli vendere il gruppo. Ha capito che le cliniche erano destinate a perire. Cosa che poi è puntualmente avvenuta: 1.700 persone a casa».



IL MOVENTE

Poi c’è il «movente», come lo definisce Tucci: ricoveri illegittimi, doppi, spostamenti inesistenti tra acuzie, riabilitazioni e lungodegenze. Artifici grazie ai quali Angelini avrebbe percepito introiti indebiti. «Il tribunale di Pescara - dice l’avvocato - giudica inammissibili i ricoveri analizzando il flusso informatico con un perito e un maresciallo della Finanza. La richiesta di acquisizione delle cartelle cliniche, presentata nel 2011, è stata rigettata nel 2013. Come si può dire che i passaggi sono illegittimi se non si è letto il diario clinico di un paziente?». Sulla credibilità dei racconti resi dall’imprenditore il legale si è soffermato brevemente («E’ tutto cristalizzato nel corposo incidente probatorio»), mentre alla Regione sono state riservate ulteriori bordate: «Il gruppo ha chiesto in via ufficiale cosa si poteva fare e cosa no. Non è mai arrivata risposta. Certo, sarebbe finito il “giro”». L’avvocato, come detto, ha chiuso chiedendo l’assoluzione e confermando, per la parte civile, le stesse conclusioni del primo grado (liquidazione in separata sede). Il sostituto pg Ettore Picardi, invece, nella sua requisitoria aveva chiesto la prescrizione.



LE ALTRE PARTI

In mattinata avevano parlato i legali delle banche Deutsche Bank e Barclays (rispettivamente Danussi e Castagno) per escludere il coinvolgimento degli istituti nella vicenda e ribadire la correttezza delle operazioni finanziarie. Nel pomeriggio Massimo Carosi ha difeso Pierluigi Cosenza. Si torna in aula il 16 con le difese di altri imputati.
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