Progetto Case, gli alloggi
cadono a pezzi: il reportage

Il progetto Case di Cese di Preturo
di Antonella Calcagni
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Sabato 13 Settembre 2014, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 11:57

L'AQUILA - Sono spariti perfino i vasi di fiori dai balconi del progetto Case di Preturo di Via Gian Maria Volont.

È rimasto solo un cagnolino con la sua cuccia su un balcone al secondo piano, per lui l'ordinanza di divieto di affaccio sugli sporti non conta. Le aree al di sotto dei balconi del primo piano di tutti gli stabili sono state transennate con dei tubi innocenti per evitare che a qualcuno, bimbi in particolare venga in mente di sostare lì sotto. Il quartiere del progetto Case di Cese ha tutta l'aria di essere disabitato, ma non è così, in realtà tutti sono rintanati nelle proprie abitazioni, con l'angoscia e il terrore che qualche altro balcone possa prendere il volo. Una vita dura, durissima soprattutto per i bambini, che si sentono un po' in carcere e aspettano di poter evadere. «Mia madre vorrebbe cambiare alloggio - spiega Giampiero Criscuolo - è davvero terrorizzata, il sindaco ha detto che ci sono alloggi disponibili, vorremmo capire se è vero. Per due volte è andata in Comune, ma non è riuscita a venirne a capo. I miei nipotini hanno trascorso tutta l'estate sui balconi dell'appartamento. Solo ora mi rendo conto del pericolo che hanno corso».

IL TERRORE

Ancora più dura per Rosaria Calì che abita in un alloggio all'ultimo piano. «Vivo nel terrore - esordisce - in cucina abbiamo delle lesioni sui muri, inoltre le mattonelle si sono sollevate a causa delle infiltrazioni di umidità. Siamo convinti che i balconi dell'ultimo piano siano quelli più soggetti a crolli, perché più esposti alla pioggia. Abbiamo paura che ci crolli in testa anche il soffitto visto che non c'è un tetto vero. Quando nevica andiamo subito ad alleggerire i solai perché temiamo che crollino». Nonostante tutto, Rosaria non sembra dell'idea di cambiare alloggio: «Se andiamo via da qui dove ci manderanno? Magari ad Assergi o Camarda? Chi pagherà il trasloco? Insomma meglio rinunciare al balcone». Ines Morelli ha messo in pratica una strategia per poter utilizzare il suo balcone almeno come stenditoio per il bucato facendo un po' di stretching: «Dall'uscio della porta mi sporgo per arrivare allo stendino e stendere i panni cercando di non superare la soglia del balcone. Abitavo in centro, dovrò attendere molto per riavere la mia casa, ma qui però non mi sento tranquilla. Sarei disposta a cambiare casa andando magari in un appartamento a Pagliare di Sassa». Ines racconta peraltro il suo disagio a recarsi in centro perché non ci sono mezzi: «Faccio la spesa dagli ambulanti che si fermano qui a giorni alterni». Ines è prigioniera del suo quartiere come molti anziani. Ci spiega che nell'appartamento accanto, proprio nel giorno di Pasqua e durante il pranzo è crollato sulla tavola un pezzo di soffitto a causa di una copiosa perdita d'acqua proveniente dall'appartamento di sopra.

I DISAGI

Il marito di Ines, Bruno Cusella si offre da Cicerone per farci scoprire altre magagne degli alloggi Case: almeno un paio di balconi che versano in pessime condizioni e al piano zero, dove si trovano i garage, ci mostra alcune situazioni allucinanti: la cabina Telecom è completamente inondata dall'acqua che trasuda dal muro. Ci mostra altre infiltrazioni di acqua che bagnano direttamente, goccia dopo goccia, i cavi della corrente elettrica. Ancor più assurdo il fatto che in alcuni tratti i tubi dell'acqua scoppiati, a più riprese, o rotti, siano stati riparati, e non sostituiti, con un isolante blando ricoperto dalla carta stagnola. L'ultima assegnataria che incontriamo è Stefania Casagrande che narra la sua odissea fatta di tre traslochi, da Roio a Coppito perché nel suo prima alloggio c'erano difetti di costruzione e da qui a Cese. Nonostante ciò sarebbe disposta a traslocare. Di nuovo. Il sindaco intanto spara a zero: «Faremo traslocare tutti quelli a rischio».

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