Csm, l’effetto-sorteggio: l'estrazione a sorte dei giudici divide la categoria. FdI è per un modello misto

A favore le toghe di Articolo 101: «Non esiste un sistema più oggettivo»

Il Consiglio superiore della magistratura riunito in plenum a Palazzo dei Marescialli
di Francesco Bechis
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Lunedì 20 Maggio 2024, 06:00

È il passaggio più politico, non c’è dubbio, della separazione delle carriere. A cui è appeso un sogno ricorrente del centrodestra erede del berlusconismo: dare un colpo secco, possibilmente letale alle correnti dei magistrati che dettano legge nel Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno. Scegliere i giudici del Csm con un sorteggio, sottrarli all’investitura dei partiti togati. Eccola, la vera “rivoluzione” della riforma che la premier Giorgia Meloni ha promesso di portare in Cdm il 29 maggio. Sorteggio secco, temperato: sono nodi da sciogliere, dettagli al vaglio dei tecnici. La sostanza non cambia: affidare alla sorte la scelta dei magistrati che siedono a Palazzo dei Marescialli. E da lì decidono vita morte e miracoli dei colleghi: nomine, promozioni, sanzioni, trasferimenti.

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LE DIVISIONI

Un passo avanti per la democrazia e l’indipendenza del sistema giudiziario, giurano i proponenti. Un colpo mortale a entrambe, replicano in tanti, la maggioranza, fra i magistrati italiani. In trincea l’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) che all’indipendenza del giudice ha intitolato il suo ultimo congresso a Palermo, dove per un’ora si è affacciato il Guardasigilli Carlo Nordio. Parla di «riforma pericolosa» il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia e lo fa insistendo molto sul tiro a sorte che il governo vuole introdurre per selezionare, d’ora in poi, i venti togati del Csm. E pensare che solo due anni fa la stessa associazione aveva sottoposto gli iscritti a un referendum interno: sorteggio sì o no? Vinse il no. Ma il 42 per cento, non proprio una piccola nicchia, si espresse a favore. Segno che le toghe sul tema sono divise, anche oggi.

Così Magistratura Indipendente, la corrente “conservatrice” e considerata più sensibile alle istanze della maggioranza, boccia sonoramente la riforma e rivendica con la presidente Loredana Micciché «il diritto ad associarsi» garantito «dalla Costituzione». Nel frattempo Articolo 101, il gruppo di togati nato dopo il caso Palamara proprio in rivolta contro lo strapotere delle correnti, mette nero su bianco il suo endorsement al sorteggio targato Nordio-Meloni, «il sistema più oggettivo e democratico di scelta che possa esistere per la magistratura».

Insomma, grande è la confusione anche sotto il cielo dei magistrati.

E c’è da scommettere che se il sorteggio non rientrasse in una maxi-riforma della giustizia, che promette di rivoluzionare gli assetti della magistratura italiana - due carriere per pm e giudici, due diversi Csm - l’opposizione al nuovo sistema elettivo sarebbe meno granitica.

Rimane attendista invece Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle camere penali italiane, che a questo giornale ha detto di voler giudicare «laicamente» l’ipotesi di un sorteggio temperato una volta letto il testo del Ddl costituzionale. Anche se ci sono pochi dubbi sull’entusiasmo per la riforma dei penalisti italiani che nel 2017 avevano lanciato una raccolta firme per la separazione delle carriere. Sette anni dopo, sperano oggi, è la volta buona. E la politica? Cosa pensa? Centrodestra compatto, o quasi, sul nodo più spinoso della riforma.

IL COMPROMESSO

Quasi, perché si discute ancora in queste ore se annacquarla quanto basta per allentare le polemiche e lanciare un segnale distensivo al Colle. Lega e Forza Italia, per dire, spingono per il sorteggio secco: sarà la sorte - e la sorte soltanto - a decidere quali magistrati siederanno nel Csm. Fratelli d’Italia punta invece, se non nella prima bozza, durante l’iter parlamentare, a un sorteggio temperato. Lasciando ai magistrati almeno la possibilità di scegliere i componenti togati da una rosa di giudici sorteggiati.

Anche le opposizioni sono un coro a più voci. I Cinque Stelle di sorteggio non voglio sentire parlare - eppure chi ha memoria ricorda che perfino in una prima versione della riforma Bonafede, l’ex Guardasigilli grillino, era previsto un sorteggio mediato - nel Pd si sfila l’ala garantista e minoritaria, ex renziana che dunque mal sopporta lo strapotere delle correnti. Neanche a dirlo, Italia Viva e Azione fanno un tifo sfrenato per la riforma che, almeno in questo passaggio, può davvero mettere un punto nella storia delle nomine “politiche” delle toghe italiane.

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