L’Europa dei paradossi ha il volto di un settantunenne, fondatore di un circolo di scrittori “Arcobaleno”, che spara a un primo ministro che visita la Casa della Cultura di una sperduta cittadina slovacca. Un letterato, ma anche una ex guardia giurata con pistola legalmente detenuta alla cintola. Nome dell’attentatore: Juraj Cintula. In un primo e improvvisato interrogatorio, con le mani legate dietro la schiena, dice tutto ma non abbastanza. «L’ho fatto perché non sono d’accordo con le politiche del governo». Non tutti i dissidenti, però, afferrano la pistola e sparano per uccidere. Tanto meno te lo aspetti da un poeta che nella vita ha provato anche a creare un piccolo partito chiamandolo “Movimento contro la violenza”, per poi offrire i polsi alle manette come aspirante omicida. Il figlio, raggiunto dai cronisti di un sito locale d’informazione, conferma che «certo mio padre non votava per Fico», ma aggiunge di non aver avuto nessun segnale di quello che sarebbe successo.
L’escalation violenta
L’odio cova lento, e dalla non violenza è un attimo passare alla violenza.
I lupi solitari
Milan Nič, ricercatore senior del Consiglio tedesco per le Relazioni estere, prima della sua rielezione, disse che Fico aveva imparato da Trump e che saccheggiava a destra e a sinistra tutto ciò che potesse accrescere la sua attrattività politica. Ma il punto è che i leader con politiche controcorrente e prese di posizione inconsuete non sempre riescono a essere rassicuranti, e si pongono come personaggi, quasi star, sopra le righe. Bersagli ideali per lupi solitari di un dissenso politico che nel segreto di salotti, cenacoli o bar, può degenerare e finire in un corto circuito per via del «clima d’odio», denunciano i collaboratori più stretti di Fico. Come il ministro dell’Interno slovacco, Matus Sutaj-Estok, per il quale le 5 pistolettate hanno un movente «chiaramente politico», e portano con sé l’invito ai giornalisti a «smettere di diffondere odio, perché quello che è successo è stato seminato da molti di voi, dal vostro odio».
Le foto su X
Un odio che attraversa l’Europa e ha più matrici. Contrapposte. Adesso si diffondono su internet voci e anche fotografie su legami di Cintula con il gruppo paramilitare filorusso Slovenski Branci, il cui leader è stato addirittura formato da corpi speciali di Mosca. Ha detto tutto, Cintula («Non ero d’accordo con lui»), ma non abbastanza, perché la sua vita sarà passata ai raggi X e c’è chi vedrà nell’attentato il terminale di qualche complotto. Ma la realtà è che la giornata di ieri entrerà nei libri come un altro episodio di (tentato) omicidio politico in una Europa attraversata da pulsioni che trasformano un poeta armato di versi, e di revolver solo per lavoro, in un attentatore che cambia il corso della storia. Almeno del suo Paese.