Case popolari Frosinone, stretta dell'Ater sui morosi: «O si mette in regola entro 3 mesi oppure si perde l'alloggio». A rischio 4mila utenti

Sarà possibile regolarizzare i debiti maturati fino al 30 aprile

Il commissario straordinario dell'Ater Frosinone Antonello Iannarilli
di Pierfederico Pernarella
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 18:33

Antonello Iannarilli ha varato il piano di risanamento dell'ente, in base al quale si avranno tre mesi di tempo per definire la propria posizione altrimenti partirà la procedura di decadenza dall'alloggio. L'atto permette ai morosi di regolarizzare i debiti maturati fino al 30 aprile, ricalcolando e rinegoziando l'importo. Ma se chi è in debito non aderirà, partirà la riscossione coattiva e soprattutto la procedura di decadenza con perdita dell'alloggio. Il pagamento di quanto dovuto sarà dilazionabile in base alle fasce di reddito, previo il pagamento dell'acconto. Le fasce più deboli sono esentate anche dall'acconto.

«Ad oggi - ha dichiarato il Commissario Antonello Iannarilli - oltre il 60% dell'utenza ha maturato una morosità che spesso arriva a diecimila euro.

A questo bisogna aggiungere che dopo tre mesi di inadempienza, parte la decadenza, ovvero perdita dell'alloggio e sfratto. Per questo dobbiamo trovare una soluzione che tuteli i diritti, ma ci consenta di recuperare le somme». A rischiare di essere messi alla porta in provincia di Frosinone sono 4000 utenti.

«Siamo di fronte ad una situazione sconcertante - ha sottolineato Iannarilli - perché in passato non si è agito con i debitori, aggravando il buco di bilancio e creando il convincimento errato che si può vivere gratis in una casa popolare».

Dirigenti licenziati, l’Ater di Frosinone perde la prima causa contro Paniccia e Montanaro: rischio salasso

L'Ater, come riportato oggi da Il Messaggero, rischia il dissesto dei conti poi a causa della sentenza emessa in queste ore dalla sezione Civile del tribunale di Frosinone. Ha accolto il ricorso dell'ex direttore Nicoletta Paniccia e dell'ex direttore Generale Alfio Montanaro, licenziati durante la precedente gestione con l'accusa di avere percepito in maniera indebita alcune somme, per un totale di 200mila euro (lei) e di averle materialmente erogate (lui). Il Tribunale ha stabilito che l'ex direttore non deve restituitire alcunché in quanto quelle somme erano dovute e previste da un documento siglato dall'ex presidente Sergio Cippitelli che le dilazionava in un anno e mezzo per non mettere in difficoltà l'ente. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA