Stessa dinamica (l'urto allo specchietto retrovisore), quartieri e malviventi diversi, ma la vittima (ancora una volta) è caduta nella trappola di un truffatore. L'ennesimo nella Capitale. «Il primo episodio, esattamente un anno fa - racconta a “Il Messaggero” Daniela (la chiameremo così) - in via Ettore Morosini, a Primavalle: un uomo mi accusò di aver urtato la sua auto e arrivò a chiedermi un risarcimento in contanti. Pensavo di essere "preparata”, invece sono stata di nuovo truffata».
Cosa è successo
I fatti risalgono a pochi giorni fa. La signora stava guidando in via Enrico Fermi, zona Marconi. «Ero in auto - ha esordito la donna - quando un giovane mi ha fermata e chiesto un indennizzo per un tamponamento che ovviamente non ho causato». Pochi istanti prima però la vittima aveva sentito un forte tonfo sulla carrozzeria: il classico escamotage utilizzato da truffatori senza scrupoli nella classica truffa dello specchietto per poi rivendicare il danno al malcapitato di turno. «Avevo percorso quel tratto di strada e notato una macchina parcheggiata in doppia fila.
La trattativa
La malcapitata chiede di poter fare il cid per la risoluzione del sinistro, ma l'uomo rifiuta. «Sono un carrozziere della Magliana, il danno è di 400 euro. Con il cid, il costo dell'assicurazione aumenterebbe. Facciamo a metà», la richiesta del malfattore. «Non avevo come me la disponibilità liquida, ma solo 90 euro», ricorda Daniela. A quel punto, la donna, cede i contanti al truffatore che fugge via. Solo in un secondo momento, a mente fredda, comprende di essere stata vittima di un altro raggiro. «Sono bravissimi a convincerci - afferma con rammarico Daniela - bisogna prestare massima attenzione e rivolgersi sempre ai vigili urbani».