Pm, l’affondo della Lega: «Rispondano al governo». Crosetto: «Temo ritorsioni»

Non si placano le tensioni tra Governo e giudici, continuate anche durante la tre giorni del Congresso dell'associazione nazionale magistrati​

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di Riccardo Palmi
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Lunedì 13 Maggio 2024, 07:30

Muro contro muro: la tre giorni del Congresso dell'associazione nazionale magistrati (Anm) non ha certo placato le tensioni tra governo e giudici. Nonostante i segnali di distensione arrivati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ieri il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha continuato la sua crociata contro la riforma della giustizia, riforma che dovrebbe toccare la separazione delle carriere e il funzionamento del Consiglio superiore della magistratura.

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LA MOZIONE

Il congresso si è concluso con l'approvazione all’unanimità di una mozione congressuale: «Il superamento dell'unica matrice culturale tra giudici e pubblici ministeri - si legge nel documento - si tradurrebbe inevitabilmente nella rinuncia a valori nevralgici per la democrazia, e innanzitutto all'obiettivo della imparziale ricerca della verità che il pubblico ministero deve perseguire».

Così recita il testo della mozione, che condensa perfettamente la posizione del presidente Santalucia. Per il presidente dell’Anm, il voto all’unanimità su questa mozione «mostra una ritrovata unità e una consapevolezza e fermezza della magistratura, del suo importantissimo ruolo, dei doveri che questo ruolo comporta nei confronti della cittadinanza».

L’INTERVENTO

Ma la maggioranza va avanti. E il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, non si limita a ribadire la necessità di separare le carriere di magistrati inquirenti e giudicanti, ma si spinge addirittura a ipotizzare «un ruolo diverso» del pm, «che in altri Paesi risponde alle direttive del ministro della Giustizia». Lo ha affermato Molinari, ospite 'In mezz'ora', su Rai3, che spiega: «Lo Stato ha un potere assoluto nella fase iniziale rispetto al cittadino. Come affrontarlo? Con la separazione delle carriere, rivedendo l'obbligatorietà dell'azione penale, pensando a un ruolo diverso del pubblico ministero, che in altri Paesi risponde alle direttive del ministro della Giustizia. Qua solo accennarlo diventa un attacco alla magistratura: non è così, si vuole solo risolvere il problema».

Intanto continuano le reazioni all’inchiesta che sta terremotando la politica genovese. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è tornato a parlare del Toti-gate rimproverando il centrodestra: «Mi fanno ribrezzo le persone che speculano su vicende di questo tipo, ma so di essere in netta minoranza, anche all'interno del centrodestra». Crosetto in questi giorni ha usato parole anche molto dure nei confronti della magistratura, e ieri in uno sfogo sui social ha confessato abbastanza esplicitamente di temere ritorsioni personali: «Oggi ho ricevuto moltissimi messaggi, privati» ha raccontato il ministro della Difesa. «Quasi tutti i messaggi finivano con un invito a pensare a me, a fare attenzione. Due citavano anche i miei cari o familiari: guarda cosa hanno fatto alla famiglia di Renzi, mi ha scritto un ex magistrato. Io invece non mi sento coraggioso perché mi rifiuto di credere che ci siano gruppi di persone della magistratura che potrebbero raggiungere un livello così basso e, considerandomi un nemico da combattere, solo perché esprimo idee ed invito a riflettere, provassero ad inventare qualcosa per farmi male».

PUGLIA E LIGURIA

Crosetto evidenzia poi, in un’intervista alla Stampa di Torino, un collegamento tra l’inchiesta Toti e la bufera che ha coinvolto nelle scorse settimane il Partito democratico, in Puglia: «Quando scoppiò lo scandalo in Puglia dissi che lo schema è uguale da decenni: quando colpiscono qualcuno a sinistra è perché devono aprirsi la porta per affondare il colpo ancora più forte dall’altra parte». In merito al lavoro della magistratura sul caso osserva: «Vorrei chiarezza - se vedo che l'indagato non ha ottenuto nessun vantaggio personale e che i suoi atti amministrativi erano legittimi, non capisco come si possa arrivare ad arrestarlo».

GLI ALTRI

La giornata di ieri ha visto anche la partecipazione al congresso dei magistrati del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Nel suo intervento ha alzato i toni: il governo non solo «delegittima l’azione delle toghe», ma con la sua riforma della giustizia mette in atto una «svolta autoritaria che presenta assonanze con il progetto di rinascita democratica della P2».

Poi insiste sulla battaglia per la legalità: di fronte alle «premesse per una nuova Tangentopoli», invita i partiti «a fare pulizia al proprio interno». «Non lasciamo che siano soltanto le inchieste giudiziarie a dettare le regole», ammonisce. Conte non ha mai nominato il caso Genova, ma il riferimento all’inchiesta su Toti è evidente.

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