Da una parte un ex calciatore del Napoli che vinse lo scudetto con Maradona nel 1987, dall’altra un tifoso sfegatato degli azzurri che si finge carabiniere. Al centro un problema da risolvere. Inizia così la vicenda che ha portato a processo davanti al Tribunale monocratico di Roma, con l’accusa di contraffazione, il “re dei raggiri” Carmine Cascio. Il 36enne napoletano ha già precedenti per truffa, estorsione e anche per maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna, un’agente di polizia.
LA VICENDA
Ma andiamo con ordine. Siamo a maggio del 2017 quando dopo una cena in compagnia di Bruno Giordano, ex attaccante della Lazio e del Napoli degli anni ‘70-‘80, e della sua consorte, l’imputato si offre spontaneamente di risolvere un problema che da qualche settimana tedia l’amico ex calciatore: al figlio hanno ritirato la patente per un anno per guida in stato d’ebbrezza. «Mi lamentavo con qualche conoscente di famiglia, tra cui anche Cascio, di dover accompagnare il ragazzo in tutti i suoi spostamenti - dichiara Susanna Bartoli, moglie di Giordano, nel verbale dei militari della stazione di Ponte Milvio - e lui si è presentato a me dicendo di essere un maresciallo dell’Arma e di prestare servizio a Roma in un reparto speciale».
I PRECEDENTI
La lista di precedenti per Carmine Cascio è lunga. A febbraio scorso è stato condannato dal tribunale di Napoli Nord a 11 anni per truffa ed estorsione aggravata per aver promesso un posto di lavoro nello Stato Pontificio pretendendo denaro e preziosi da una 51enne di Frignano, nel Casertano. In quell’occasione l’imputato era riuscito a farsi consegnare dalla vittima quasi 20mila euro nel giro di due anni, per poi passare alle minacce di morte per lei e il figlio allo scopo di continuare a farsi pagare. Pochi mesi prima, a settembre scorso, il 36enne (figlio di un ex poliziotto) era stato arrestato dai carabinieri di Ciampino con l’accusa di aver minacciato, estorto denaro e maltrattato l’ex compagna, un’agente di polizia in servizio a Napoli.