"Verso le stelle", la musica di Ernesto Assante

Una mostra sull’arte della canzone, una guida all’ascolto, un lungo documentario, un interminabile programma radiofonico, un podcast: tutto questo e molto di più nell'ultimo libro del critico musicale, da poco scomparso

Ernesto Assante (1958-2024)
di Luca Bernini Zeppa
3 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Aprile 2024, 07:00

“…questo libro è una mostra sull’arte della canzone, è una guida all’ascolto, è un lungo documentario, è un interminabile programma radiofonico, è un podcast, è un film a episodi, è uno stream of consciousness di chi lo ha scritto, è il frutto di una passione, la mia ovviamente, per la musica, la canzone, il rock in particolare (come vedrete da molte delle scelte fatte). Ma, usando una formula retorica molto consumata, queste canzoni hanno scelto me, che amo parlare e scrivere di musica, per fare in modo che qualcuno le “leggesse”, oltre ad ascoltarle”.

Le pagine di Verso le stelle raccontano, forse anche meglio di altri volumi usciti a sua firma, l’attitudine e l’arte di Ernesto Assante, giornalista, critico musicale e profondo conoscitore di rock e di canzoni, scomparso improvvisamente e prematuramente lo scorso febbraio. Lo fa anzitutto perché mette in mostra - grazie al pretesto una playlist di 150 canzoni “per sentirsi vivi”, scelte tra tutto lo scibile musicale – la capacità di Assante di saper mescolare approccio pop e cultura, leggerezza e studio. Imbarcarsi nella selezione di una playlist così “impossibile”, è il segno più manifesto del voler accettare di applicare il senso del gioco al lavoro, tenendone al contempo distante il giudizio. Assante ha sempre avuto chiara questa modalità, nel suo mestiere, parlare con leggerezza e competenza di una materia che riteneva assolutamente seria, mantenendo sempre comunque un sorridente distacco che tendeva a ridimensionarne gli assolutismi.

E’ questa stessa attitudine che lo portava da un lato a girare l’Italia per condurre, con il collega e amico Gino Castaldo, cicli di lezioni sulla musica pop-rock e contemporaneamente, nella settimana sanremese, al non sottrarsi dal rito semitrash del commentario social di tutte le singole serate del Festival in lunghe stralunate chat in tempo reale.

Eppure, nonostante questa apparentemente scanzonata premessa, basta calarsi tra le pagine di questo libro per scoprire la profondità e la personalità del suo approccio alla musica, all’ascolto: un approccio che privilegiava quel livello di comunicazione invisibile che segna però il nostro rapporto con le canzoni e le rende compagne di vita insostituibili.

Assante “sentiva” la musica, anzitutto, ed era straordinario nel decodificarla e a raccontarla, come fa in queste pagine in cui affianca ad ogni canzone aneddoti, storie, personaggi e stati d’animo, collocandola in un luogo proprio dal quale risplendere. Provate a leggere anche solo la pagina che racconta “Not dark yet”di Bob Dylan, e ci troverete dentro tutta la potenza dell’autore (citando lo scrittore Alessandro Robecchi: “Dylan è come Shakespeare, come la Bibbia. Troverai sempre una frase di Dylan che dice qualcosa meglio di come lo diremmo noi”) e tutta la capacità di Assante di saperne fissare in poche righe ritratto, destino e stati d’animo con una profondità assoluta. Tra i titoli e nomi scelti per questa immaginifica playlist, tanti classici (Beatles, Stones, Doors, Zeppelin, Hendrix, Floyd, Who), eroi del soul (Franklin, Gaye, Cooke, Van Morrison, Wonder), rivoluzionari (Zappa, Presley, Marley, Bowie), miti italiani (Mina, Guccini, De Gregori, Dalla, Battisti), alcune scelte originali e preziose (“Sidun” di Fabrizio De André, “Pocket calculator” dei Kraftwerk) e, oltre a tanto tantissimo altro, naturalmente, Dylan. “Verso il cielo” accende lungo le sue pagine un firmamento di canzoni che viste dal basso aiutano a illuminare le vite e la strada di chi, come è stato per Assante e per tanti come lui, dalle canzoni ha scelto di farsi guidare.

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