Caravaggio, caccia ai predatori dell'arte perduta: i casi irrisolti del pittore lombardo

Dalla Natività di Palermo rubata 55 anni fa ai quadri persi nel 1945 a Berlino, gli studiosi riaccendono i riflettori sui casi irrisolti del pittore lombardo, sulla scia della scoperta dell'Ecce Homo di Madrid

Caravaggio, caccia ai predatori dell'arte perduta: i casi irrisolti del pittore lombardo
di Laura Larcan
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Domenica 19 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Rubati, forse bruciati, tagliati e smembrati per essere rivenduti a più soggetti, i dipinti del Caravaggio, sommo artista rivoluzionario che ha bruciato la propria esistenza in 39 anni all’alba del ‘600, hanno subito anche questo destino controverso. Noti dalle fonti, eppure spariti dal radar di musei o collezioni private. La scoperta dell'Ecce Homo di Madrid, spuntato dall’oblio di famiglie private, tra vecchie errate attribuzioni e sballate valutazioni di case d’asta, (quadro che sarà presentato al Prado il prossimo 27 maggio) accende i riflettori sulle opere sparite. L'occasione la offrono Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese con il suo nuovo libro "Caravaggio e come cercarlo. Alla Galleria Borghese, a Roma e in giro per il mondo" (EditoriPaparo), presentato a Palazzo Barberini, e il ricercatore Michele Cuppone che il 24 maggio presenterà all'Archivio di Stato di Roma la nuova edizione del suo "Caravaggio, La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro" (Campisano Editore), con gli illustri studiosi Claudio Strinati e Francesca Curti. È proprio ai misteri caravaggeschi ancora da risolvere che la Cappelletti dedica il primo avvincente capitolo del suo volume. «Non tutti sanno che ci sono in giro ancora quadri del Caravaggio che hanno fatto perdere le tracce: spariti, eppure le fonti storiche ne parlano e noi abbiamo i documenti che li attestano», dice. Così Cappelletti mette insieme i veri cold case, le opere perdute e mai ritrovate di Caravaggio.

IL CASO BERLINO

Parte dal caso di Berlino: «La storia è strana, si è sempre detto che tre opere di Caravaggio ansarono distrutte negli incendi del 1945, eppure non si ha un vero dettagliato resoconto sulla loro distruzione. Sono solo sparite», riflette Francesca Cappelletti. Tre tele provenienti dalla collezione romana di Vincenzo Giustiniani, approdate a Berlino nell’Ottocento tramite le acquisizioni di Federico Guglielmo III di Prussia. «Il Cristo con i discepoli nell’orto degli ulivi, il San Matteo con l’angelo e il Ritratto della cortigiana Fillide Melandroni nota quest’ultima attraverso le fotografie scattate prima del 1945. Tre dei dipinti a lui attribuiti dai documenti antichi». All’inizio degli anni ‘40 finirono collocate, insieme ad altri tesori, in un deposito antiaereo di sicurezza: «la Flakturm di Friedrichshain, un edificio a forma di torre costruito appositamente per proteggere, dove restarono di fatto le opere di maggiori dimensioni, che con difficoltà potevano essere caricate sui camion».

Il dubbio che solleva la studiosa è: possibile che siano andati a fuoco proprio bunker costruiti per proteggere dalle fiamme? «La stranezza è che gli incendi sono avvenuti dopo che i russi sono entrati a Berlino, ai primi di maggio - commenta Cappelletti - Fino al 18 maggio gli incendi continuarono e furono danneggiate e scomparvero centinaia di quadri e sculture. La natura ancora poco spiegabile degli incendi, avvenuti di fatto dopo la fine della guerra, la presenza di vagabondi all’ingresso del deposito, che era stato lasciato incustodito, potrebbero accendere la speranza di qualche futuro ritrovamento». Insomma, per Cappelletti bisogna seguire la strada. Germania, Russia...?

RITRATTI E IL SAN PIETRO PERSO

E c’è il tema dei ritratti: «Fonti e note di pagamenti ci dicono che Caravaggio ha fatto molto ritratti, ma ne conserviamo pochi. Anche di personaggi comuni, come il caso dell’oste dove si ricoverava, o celebri come il cavalier Giovan Battista Marino, il grande poeta suo contemporaneo», spiega Cappelletti. «Il fatto che si tratti di quadri di piccole dimensioni complica di sicuro la nostra ricerca: dovrebbe essere più difficile smarrire dipinti di grande formato, eppure forse la più grande tela romana mancante all’appello, ossia la prima versione della Crocifissione di Pietro della chiesa di Santa Maria del Popolo. Dove sta? Ha lasciato le sue ultime tracce storiche nella Spagna di fine Seicento, poi, sparita». Tanti i casi eclatanti di dipinti di Caravaggio dispersi...

IL CASO PALERMO

«Se a Berlino spariscono tre Caravaggio e altre 431 opere, a Napoli a fine Settecento si perdono le tracce di altri tre quadri nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, colpita prima da un incendio, poi da un crollo del soffitto e infine da un terremoto. Tra queste una Resurrezione dove Cristo «par che esca dal quadro», commenta Michele Cuppone. Il caso della Natività di Palermo è stato indagato in tutte le sue sfumature controverse dallo storico dell’arte. «Se l'opera non è stata distrutta (c'è questo rischio!), potrebbe essere in un caveau, lontano da occhi indiscreti: la Natività è molto nota e difficilmente commerciabile - dice al Messaggero - Magari è in Svizzera dove, secondo la recente inchiesta della commissione antimafia, fu venduta a un anziano antiquario (scomparso alcuni decenni fa). Non si riesce proprio a concepire che qualcuno possa tenere un capolavoro destinato a una visione ahimè molto privata, quasi intima. Il caso non potrà risolversi senza una cooperazione internazionale tra le forze investigative: il quadro può essere ovunque».

A 55 anni di distanza dal furto, mettere insieme gli indizi chiave che potrebbero fare luce sul destino di quest'opera è un complicato: «Molti testimoni sono deceduti - spiega Cuppone - e lo stesso fascicolo originale, contenente il primo verbale, risulta disperso! Oltretutto circolano diverse versioni, piste, voci e leggende che non fanno altro che complicare un quadro, è il caso di dire, già di per sé a tinte fosche. Nel mio libro pubblico una lettera inedita che fa riferimento a una richiesta di riscatto del 1974, tutta da approfondire». Tanto enigmatica, quanto opera fondamentale negli studi del Caravaggio: «Osservandola meglio avremmo la conferma che la dipinse a Roma nel 1600, dentro Palazzo Madama come scoperto di recente, e non in Sicilia come scrisse qualche biografo. Secondo l'FBI è il più importante furto di un quadro a livello mondiale. La Natività ci insegna quanto sia importante tutelare e mai dare per scontato l'arte e la bellezza: è un fatto di civiltà e di identità culturale. Il furto è stato uno scippo all'umanità intera».

LA NOTTE TRA IL 17 E 18 OTTOBRE 1969

Cuppone conosce bene le figure che aleggiano intorno a questa sparizione: «Si conoscono gli autori materiali del furto. Qualcuno è vivente, come Francesco Marino Mannoia che a Giovanni Falcone disse di aver fatto a pezzi e dato fuoco alla tela, danneggiatasi per essere stata arrotolata con poca accortezza. Di recente Mannoia ha ritrattato questa versione. Sembra che la vendita dell'opera sia stata gestita da Gaetano Badalamenti. Nomi eccellenti, in definitiva, e alcuni chiamati in causa con una certa leggerezza, come l'immancabile Giulio Andreotti». Ma cosa accadde esattamente quella notte? «Secondo le ultime ricostruzioni, il furto sarebbe stato commissionato da un antiquario milanese o romano a una banda di giovani ladri. L'uomo rifiutò di acquistare la tela perché danneggiatasi durante l'operazione. Intanto si diffondeva la notizia e la mafia, prima ancora delle forze dell'ordine, avrebbe raggiunto la banda, e l'opera, cercando poi un acquirente. Dopo pochi mesi, la Natività avrebbe preso la via del Canton Ticino, dove sarebbe stata smembrata per essere rivenduta a più soggetti. Questa, come altre versioni, presenta comunque dei punti poco chiari e c’è ancora da fare piena luce».

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