Fontivegge, palazzina della vergogna di nuovo occupata: scatta il blitz

Un precedente intrvento della polizia locale
di Michele Milletti
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Lunedì 20 Maggio 2024, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 08:54
PERUGIA - Nuovo blitz, per una nuova occupazione abusiva. Fontivegge, palazzina ex Gesenu nota ormai come palazzina della vergogna: i residenti raccontano di un nuovo sgombero avvenuto nel fine settimana a seguito di segnalazioni per la presenza di personaggi che in quell’edificio ormai fatiscente hanno visto la possibilità di organizzare un alloggio per la notte.
E così se da un lato si registra un nuovo intervento per combattere degrado e illegalità, dall’altra inevitabilmente tra i residenti (anche via social attraverso la pagina facebook “Progetto Fontivegge”) la questione torna nuovamente d’attualità dal momento che periodicamente forze dell’ordine e uffici comunali sono chiamati a intervenire per ripristinare quel minimo di legalità possibile in una situazione di degrado che si trascina da anni senza soluzione.
Basta andare a guardare lo “storico” delle varie segnalazioni e sgomberi che si sono succeduti in questi anni per rendersene conto. 
Uno dei casi principali legati alle occupazioni abusive della palazzina si registrò a novembre del 2022 quando nel corso di un altro blitz coordinato per sgomberare la palazzina della vergogna venne trovato un latitante, che venne portato immediatamente in carcere a Capanne, assieme a due clandestini e due persone infette, una con il Covid e l’altra in preda a un violento virus influenzale. La possibilità di nuovi ingressi, dopo l’ultimo sgombero di qualche giorno fa, era stata segnalata proprio al Messaggero da un residente che aveva notato altri buchi nella recinzione. 
Uno degli esempi di come nel tempo, da oltre dieci anni ma c’è chi sposta le lancette molto più indietro, la situazione non ha mai trovato una soluzione, nonostante l’occhio attento e sempre vigile dei residenti e gli sgomberi nel tempo effettuati dalle forze dell’ordine.
Per molti, la problematica è legata al fatto che la proprietà della palazzina è di fuori regione e dunque, al di là dei minimi interventi di ripristino di sicurezza, non ci sarebbe interesse e neanche la volontà di interloquire in maniera costruttiva con le istituzioni e le forze dell’ordine per cercare una soluzione che possa essere definitiva.
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