“The Penitent”, il red carpet regala brividi newyorchesi

Alla Casa del cinema l’anteprima del film di Barbareschi

PER IL DIARIO The Penitent alla Casa del Cinema Nella foto: Luca Barbareschi con la moglie Elena Monorchio Chiara Pellegrini/Ag.Toiati Chiara Pellegrini/Ag.Toiati
di Lucilla Quaglia
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Lunedì 6 Maggio 2024, 21:21 - Ultimo aggiornamento: 21:24

La Casa del Cinema si accende di personaggi del mondo dello spettacolo. Occasione: l’anteprima del film “The Penitent”, di e con Luca Barbareschi, che è tra i primi ad apparire all’appuntamento scortato dalla moglie Elena Monorchio, in giacca bianca, e Georgia Vitetti Martini: ambedue scenografe del movie. Seguono la giornalista Cesara Buonamici con il marito Joshua Kalman, che arrivano in auto scura, e lo storico dell’arte Andrea Carandini. Appare Riccardo Di Segni, Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Lo salutano lo scrittore e giornalista Jas Gawronski, la regista e attrice Chiara Noschese, l’attore Duccio Camerini, la regista Cinzia TH Torrini con il suo Ralph Palka e Paola Malanga, direttrice artistica Festa del Cinema di Roma.

Ecco Federico Mollicone, presidente Commissione cultura Camera dei Deputati, che chiacchiera con il deputato Simonetta Matone, il regista Alfredo Peyretti e l’autrice Paola Mammini. Arriva Nicola Claudio, presidente di Rai Cinema. E più tardi Giampaolo e Rossana Letta. Si va in sala. Parte la storia. New York. Uno psichiatra vede deragliare la carriera e la vita privata dopo essersi rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente violento ed instabile che ha causato la morte di diverse persone.

 

L’appartenenza alla comunità LGBTQ+ del giovane paziente, il credo ebreo del dottore, la fame di notizie della stampa e il giudizio severo della legge, aggravati da un errore di stampa dell’editor di un giornale, sembrano essere gli elementi che fanno scatenare una reazione a catena esplosiva. La gogna mediatica e l’accanimento del sistema giudiziario si sommano al dilemma morale nel professionista che si trincera dietro al giuramento di Ippocrate per difendersi. Un film, si commenta tra le poltroncine, che sottolinea l’influenza della stampa e la strumentalizzazione della legge: temi che si innestano sul terreno personale della spiritualità e dei rapporti familiari. È il primo film americano di Barbareschi, che torna alla regia con una drammaturgia potente. Scritto da David Mamet, Pulitzer per “Glengarry Glen Ross”, la pellicola è ispirata al caso Tarasoff: uno psicanalista rimane vittima di accanimento giudiziario e della macchina del fango causata da una comunicazione pilotata. Applausi a fine proiezione.

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