Lazio, i conti di Tudor: «Con me adesso la squadra vola»

Il tecnico croato traccia un bilancio della sua gestione fin qui «Da quando ci sono io, fatti gli stessi punti di Inter e Atalanta»

CROATO Igor Tudor, 45 anni
di Valerio Marcangeli
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Sabato 11 Maggio 2024, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 10:56

ROMA Abbottonato, agguerrito e a tratti infastidito come il Sarri degli ultimi tempi. L’Igor Tudor che si presenta nella conferenza stampa pre-Empoli è attento a non sbilanciarsi come sempre, ma di una cosa è certo: il rendimento della Lazio con lui è da top club. Infatti non ci gira intorno appena gli vengono chiesti gli aspetti in cui crescere, a partire dai tanti punti (18) persi da situazione di vantaggio: «Cosa c’è da migliorare? – risponde piccato l’allenatore – Da quando sono arrivato la Lazio è prima in classifica insieme a Inter e Atalanta quindi sinceramente dico che non dovrei migliorare nulla. Anzi, firmerei per i prossimi dieci anni con un percorso così». Altro che il Tudor deluso di Monza. Quello che si presenta in sala stampa a Formello a due giorni dalla sfida con l’Empoli difende il suo operato a spada tratta, accostando la sua squadra a una che ha vinto la Serie A con cinque turni di anticipo e un’altra che, oltre ad essere quinta in classifica, al momento è sia in finale di Europa League (dopo aver eliminato il Liverpool, tra le altre) che di Coppa Italia. Effettivamente il ragionamento, dati alla mano, non fa una piega considerando che dalla 30ª giornata i biancocelesti, proprio come Inter e Atalanta, hanno un rendimento da primato con 13 punti conquistati e una sola sconfitta in 6 turni di Serie A. E allora perché tirarsi indietro sugli obiettivi? Appena fa un passo avanti, probabilmente per allentare la pressione sui suoi giocatori il sergente Igor subito dopo frena: «L'ambizione ci deve essere sempre, altrimenti che si fa in questo lavoro? Bisogna pensare a migliorare, ma senza fissare gli obiettivi, che tanto non porta a nulla».

RECORD

Il piano è chiaro: pubblicamente meglio abbassare i toni, ma al gruppo Tudor sta continuando a chiedere il massimo per certificare la qualificazione in Europa League (l’ottava di fila nelle competizioni europee) e allo stesso tempo tenere accesa una fiammella di speranza in ottica Champions, ma guai a fare paragoni con le dirette concorrenti o dare una sbirciata al futuro: «Io sono concentrato sempre sul presente.

Fare programmazioni non mi appartiene perché penso che non sia di aiuto e comunque analizzeremo tutto alla fine. Lo stesso vale per i paragoni: la sfida è con se stessi per crescere come uomini e calciatori, questo dico sempre ai ragazzi». Più mental che coach il croato, che per la formazione deciderà nella rifinitura di stamattina, ma di certo le sensazioni negative di Monza sono alle spalle, comprese le reazioni maldestre di Luis Alberto e Zaccagni: «Sono cose che capitano. Abbiamo fatto un’analisi giusta. Un po’ di rammarico per i punti persi c’è, ma nell’arco di tante gare ci sta di farne una sottotono. Adesso con l’Empoli dovremo fare una grande prestazione prendendoci quello che vogliamo». La Lazio d’altronde sa già come battere i toscani (0-2 all'andata) e farlo di nuovo permetterebbe a Tudor di agguantare già un primato: 4 vittorie nelle prime 4 quattro gare casalinghe in Serie A da allenatore della Lazio, come Delio Rossi nel 2005. Non sarebbe male riuscirci nel 50° anniversario del primo scudetto biancoceleste: «Sarà un'ispirazione».

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