Vannacci e le frasi sui disabili, le critiche della Cei: «Ci riportano ai periodi più bui della nostra storia»

L'obiettivo «imprescindibile» della scuola italiana è, al contrario, la «piena inclusione» degli alunni con disabilità, come ricorda la sottosegretaria all'Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti

Vannacci e le frasi sui disabili, le critiche della Cei: «Ci riportano ai periodi più bui della nostra storia»
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Sabato 27 Aprile 2024, 19:25 - Ultimo aggiornamento: 19:28

Da un lato la paura di tornare «agli anni bui della storia», alle «classi ghetto». Dall'altro il dover ricordare che «i disabili sono una risorsa». Dai vescovi ai presidi fino ai sindacati è univoca la risposta alle parole del generale Roberto Vannacci e alla sua idea di classi separati per disabili. Alunni che il neocandidato della Lega alle Europee non metterebbe a correre «con uno che fa il record dei cento metri». Ed è una risposta di condanna su tutta la linea.

Vannacci: «Classi per disabili separate». Poi su Fb: «Snaturate le mie parole». Giorgetti: «Non è della Lega»

Le critiche della Cei

Per il vicepresidente della Conferenze episcopale italiana (Cei), mons. Francesco Savino, si tratta di affermazioni che «ci riportano ai periodi più bui della nostra storia». «Le classi separate riproducono i ghetti», spiega il vescovo.

Le reazioni

L'obiettivo «imprescindibile» della scuola italiana è, al contrario, la «piena inclusione» degli alunni con disabilità, come ricorda la sottosegretaria all'Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, che affronta il concetto dello studente come risorsa.

Un presupposto, dunque, da cui partire, secondo il ministero che «lavora quotidianamente con le associazioni e le famiglie per cercare di superare ogni ostacolo e per garantire una scuola sempre più inclusiva».

Obiettivi che però si scontrano con le parole di Vannacci «in antitesi con la Costituzione repubblicana e antifascista», sottolinea il segretario generale Flc Cgil, Gianna Fracassi.

Proprio perché «la separazione basata su una condizione fisica è discriminatoria», come spiega anche il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, secondo cui «il disabile è una risorsa». Nella scuola, aggiunge, «si opera l'inclusione ai massimi livelli possibili».

Per il segretario Cisl Scuola, Ivana Barbacci, dunque, Vannacci «nega ciò che di più buono la scuola e la società hanno fatto da decenni cercando di dare concreta e coerente attuazione ai principi della nostra Costituzione».

A ricordare come il modello italiano di inclusione sia «un esempio per gli altri paesi» è il segretario Uil Scuola, Giuseppe d'Aprile, che fa presente come in alcuni stati europei esistano ancora le classi differenziali: «In Italia questo non succede da circa 50 anni».

«È impensabile», secondo la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Francesca Morvillo di Roma, Valeria Sentili, che si possa tornare a quando la legge del 1977 che aboliva le classi differenziali ancora non c'era. La preside dice di essere orgogliosa di avere una scuola così tanto inclusiva, un «arricchimento» anche per tutti i docenti. Su 1500 alunni, sono circa un centinaio i ragazzi con disabilità, racconta, «ognuno è unico, ha la sua specificità». Ed è per questo che la didattica «è rispettosa dello stile di apprendimento e delle caratteristiche di ognuno di loro».

Dallo sport paralimpico integrato alla pet therapy, sono diverse le attività nell'istituto che hanno al centro l'inclusione. E proprio a conferma di questo aspetto, la presidente dell'Associazione dei presidi del Lazio, Cristina Costarelli, sottolinea come la scuola non faccia una selezione, «non è una gara a chi arriva prima, ma è il contesto in cui ciascuno può raggiungere i propri obiettivi secondo le proprie possibilità e i propri tempi».

È molto importante, evidenzia la dirigente Sentili, che ognuno si misuri, «più che con la diversità, con l'unicità di chi è di fronte a noi». Niente ghetti e niente barriere insomma: il messaggio che arriva da chi la scuola la vive ogni giorno è forte e chiaro.

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