Concia: «No agli eccessi nella teoria gender, si indeboliscono i diritti delle donne»

Paola Concia al Miur durante presentazione terza edizione di Fiera Didacta, Roma 19 settembre 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI
di Franca Giansoldati
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Martedì 21 Maggio 2024, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:42

«Possibile che se qualcuno osa sollevare un dubbio su quello che oggi la vulgata definisce “questione del gender” viene subito bollato come transfobico e viene massacrato sui social? Capita persino dentro al Pd dove o si è d'accordo con la Segretaria su questo tema, oppure è meglio stare zitti. Ma non è mica normale». Anna Paola Concia ex deputata, un passato da femminista e attivista Lgbt interviene nel dibattito sulla cosiddetta“ideologia di genere” che promette uguaglianza al prezzo di una neutralità fino ad escludere il maschile e il femminile. A suo parere c'è il bisogno di «de-ideologizzare» gli approcci.

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«Non si tratta di uno scontro di civiltà, ma di un conflitto sociale e culturale da affrontare assieme tenendo presente la vita delle persone, senza arrivare ad eccessi o financo alla cancellazione dei diritti delle donne». Concia del resto ricorda bene di quando era in Parlamento e all'interno dello stesso Pd ascoltava Rosi Bindi discutendo animatamente con lei. «Tutte e due avevamo diritto di parola. Certo, è più faticoso che non assumere atteggiamenti intransigenti e dogmatici. Ma i diritti di alcuni gruppi non possono di certo andare a scapito dei diritti di altri gruppi. Partendo da un assunto fondamentale, le donne non sono una minoranza come le altre».

Includere senza implodere?

«Proprio così. La società cambia. Ricordiamoci che degli omosessuali non si poteva nemmeno parlare ai tempi di quando ero ragazza. Oggi ho 60 anni e i giovani sono fluidi, la loro sessualità è fluida e a quella età forse è sempre stato forse un po' così. Si tratta quindi di prenderne atto».

C'è però che la questione dei diritti che crea problemi...

«La corrente culturale che vuole affermare nuovi diritti ha agito tantissimo nelle sedi istituzionali, ha fatto lobbying. Le istituzioni che non vogliono essere escludenti devono fare molta attenzione altrimenti i diritti di un gruppo andranno a detrimento di quelli di un altro, in questo caso delle donne che ripeto, non sono una minoranza. Quello che era contenuto nel documento europeo e non è stato approvato dall'Italia, riguardava genericamente l'identità di genere. Secondo me l'Italia ha sbagliato perché i conservatori in questa visione percepiscono rischi epocali con visioni esagerate. Diciamo che c'è molta ideologia anche da parte loro, non vedo alcun pericolo per la fine della specie umana come ha affermato il ministro Roccella sul vostro giornale. Penso che si debba trovare un dialogo per il bene della vita delle persone coinvolte, da una parte e dall'altra, senza essere sordi e senza irragionevolezza».

C'è chi vorrebbe che si chiamassero si chiamassero “persone con utero” e non donne...

«In questo afflato di inclusività con le persone non binarie bisogna fare attenzione ai rischi che si corrono. Lo dico laicamente. C'è una fortissima ideologizzazione che potrebbe indebolire di riflesso i diritti femminili raggiunti dagli anni settanta in poi. In questa polarizzazione ci rimettono le donne e, aggiungo io, pure le persone Lgbt perchè alla fine nessuno fa un passo in avanti. Siamo sicuri come movimento Lgbt che questa strada politica sia davvero efficace? Io direi di no. Serve la politica».

Ci sono già atleti maschi che si sentono donne e pretendono di gareggiare con le atlete, detenuti che si proclamano donne e vogliono essere inseriti in carceri femminili sovente. Non è un problema urgente?

«Sul quale si dovrebbe lavorare senza ideologia. Io non voglio che le persone trans vengano discriminate, eppure il nodo andrebbe sciolto con più laicità e dialogo. E' chiaro che quello che accade è un problema per le donne atlete. Gli atleti che si sentono atlete possiedono una struttura fisica e muscolare diversa e vinceranno sempre».

Anche il linguaggio inclusivo è un problema?

«Capisco l'esigenza delle persone trans e le persone non binarie di essere incluse nel linguaggio corrente ma non capisco questa tendenza a cancellare le donne.

Alla fine risulta una battaglia ideologica. Sono sempre stata perplessa sulla cancellazione delle differenze, questo linguaggio inclusivo guarda caso è un linguaggio che esclude le donne e non gli uomini».

Secondo lei il sesso lo determina la natura o la cultura come affermava Simone de Beauvoir?

«Domanda difficilissima. Quando con mia moglie, che è una psicologa, ci veniva chiesto se essere omosessuali si nasce o si diventa, lei ha sempre risposto che non si sa e non si deve sapere».

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