Dalla Catalogna è passata la conferma di Pedro Sanchez nel ruolo di primo ministro spagnolo perché la sua investitura è stata garantita dai voti degli indipendentisti a cui aveva promesso l'amnistia. In Catalogna, dopo le elezioni di ieri che hanno rinnovato il Parlamento regionale, Sánchez trova nuovo entusiasmo ma anche nuovi guai: c'è un successo solido della versione locale dei Socialisti (il Psc), ma si profilano all'orizzonte le nubi di una situazione complicata in cui sarà difficile trovare una maggioranza, con possibili ripercussioni sugli equilibri a Madrid.
Rompicapo
Andiamo per ordine: ieri fino alle 20 si è votato per le elezioni anticipate in Catalogna, dopo che il presidente uscente Pere Aragonès le aveva indette a causa dei problemi della sua maggioranza.
La domanda che ieri sera tutti gli analisti si facevano era: ma i partiti indipendentisti potrebbero trovare una maggioranza? La somma tra Erc e Junts apparentemente non lo consente, anche se partecipassero quelli della Cup (gruppo di sinistra che dovrebbe prendere 4 seggi) ma ecco che si apre un inedito scenario in cui emerge prepotentemente la peculiarità catalana. C'è un personaggio nuovo in queste elezioni: si chiama Silvia Orriols, è la sindaca di una cittadina, Ripoll, tristemente conosciuta perché qui c'era la base dei terroristi islamici che il 17 agosto 2017 compirono i sanguinosi attentati della Rambla a Barcellona e di Cambrils. Orriols guida una nuova formazione fortemente sostenitrice della identità catalana, Aliança Catalana, ma con un posizionamento molto a destra, tanto che la leader rivendica la sua posizione «islamofoba». «Vogliamo difendere la civiltà occidentale - ha detto apertamente in campagna elettorale - e rivendicare il dominio culturale, politico, etnico e demografico della Catalogna». Bene, i primi dati assegnano a questa nuova formazione un buon risultato, 2 seggi, ma potrebbe scattare il terzo. Una grande alleanza indipendentista però non può realizzarsi per i numeri e per ragioni politiche: tutti i partiti (esclusi Vox e Pp) hanno firmato un patto pre elettorale in cui si impegnavano a non dialogare con questa formazione di estrema destra. Appare molto soddisfatto il Pp, in crescita, con 14 deputati: tenendo conto che nel 2021 ne ottenne appena 3, si tratta di un progresso importante perché prende tutti i voti persi da una formazione che registra un crollo, Ciudadanos. Per il Pp è importante anche avere superato Vox, formazione di estrema destra e, come il Pp e come i Socialisti, anti indipendentista. Vox conferma gli 11 seggi delle precedenti elezioni. La sensazione che molti avevano ieri sera è che ci sono due scenari: una risicata e fragile maggioranza di sinistra o il ritorno al voto.
Mauro Evangelisti
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