Sull’incidente del 6 gennaio dello scorso anno a Marana di Montereale in cui ha perso la vita Fiore Cialfi di 64 anni, chiesto 1 milione di euro di risarcimento danni dai familiari mentre l’amico della vittima, il principale imputato perchè accusato di aver involontariamente aveva premuto il grilletto del fucile ancora carico è uscito dal procedimento penale dopo aver patteggiato la pena a 1 anno e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo.
E’ quanto accaduto ieri in sede di Gup (nella persona di Guendalina Buccella). Nel corso dell’udienza, Nazzareno Feliciani, di 58 anni, funzionario del Corpo dei vigili del fuoco in servizio a Roma, ha preferito aderire al rito alternativo evitando un possibile processo. Gli altri due imputati che erano con il vigile e la vittima (tutti amici e appassionati di caccia) la loro posizione verrà definita a giugno. Si tratta di Giancarlo Di Giandomenico di 63 anni, anche lui di Marana di Montereale come Feliciani e Antonio Picchioni di 64 anni di San Giovanni di Paganica sempre di Montereale, assistiti dall’avvocato Roberto Madama, il quale ha chiesto e ottenuto la possibilità per i suoi assistiti di oblare (ovvero di pagare una sanzione amministrativa) per il reato di sparo in luogo pubblico così da “allegerire” le due posizioni che rispondono sempre in concorso di omicidio colposo.
Infine gli avvocati Antonio e Francesco Valentini (legali di moglie, due figli e sorella della vittima) si sono costituiti parte civile chiedendo complessivamente la somma di 1 milione di euro.
I quattro (compresa la vittima, ex autista della Tua) si erano ritrovati fuori il giardino dell’abitazione di Feliciani per provare un mirino per fucile, appena acquistato, senza verificare sempre per “negligenza, imprudenza e imperizia” che l’arma fosse scarica, consegnandola a Feliciani che appoggiandola sul cofano della sua Land Rover “Defender”, rivolta nella direzione di Cialfi che si trovava fuori il cancello di ingresso dell’abitazione del funzionario dei vigili del fuoco a una distanza di circa 10 metri, aveva fatto partire un colpo che aveva raggiunto la parte offesa al cuore, uccidendolo all’istante. Si è trattato di un calibro 30,06 mentre l’arma era una carabina marca “Browning” utilizzata per la caccia al cinghiale.
LA PERIZIA
Una richiesta di processo per gli imputati frutto degli accertamenti balistici redatti dal consulente del Pubblico ministero che ha escluso, a esempio, un difetto dell’arma o altre circostanze che avrebbero potuto provocare l’incidente. Invece a giudizio dell’esperto anche se ovviamente non in maniera volontaria, il grilletto è stato premuto dal funzionario dei vigili del fuoco.