Sporting libertà, nasce il team di giovani detenuti

Sporting libertà, nasce il team di giovani detenuti
di Federica Pozzi
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Martedì 14 Maggio 2024, 06:00

Una squadra di calcio per reinserirsi nella società, per dimostrare che oltre alle situazioni di disagio sociale c’è di più e soprattutto ci sono altre strade che rendono la vita migliore.

Da questa idea nasce “Sporting libertà”, la squadra di calcio a cinque promossa dall’associazione Ecos, di cui è presidente Valerio Di Tommaso, con il progetto Sport in libertà, finanziato nell’ambito del bando Sport di tutti – carceri, di Sport e Salute e dipartimento per lo sport.

I giovani calciatori, che esordiranno il prossimo giovedì 16 maggio al circolo Stella azzurra, si allenano dallo scorso settembre e sono seguiti dal tecnico federale Cristian Simina.

Si tratta soprattutto di ragazzi autori di reato, in carico al Centro di giustizia minorile di Roma e all’Ussm (Ufficio dei servizi sociali per i minorenni), anche se la partecipazione è aperta a tutti i giovani che volessero far parte del gruppo.

Un programma sportivo inserito generalmente all’interno dei progetti di messa alla prova, ma anche di altre misure restrittive.

La partecipazione alla rosa è però aperta anche a tutti i giovani che volessero far parte del gruppo e rafforzare la squadra.

I RAGAZZI

«Le persone delle quali ci occupiamo sono minori portati a delinquere da una deriva sociale e noi abbiamo deciso di batterci per le loro libertà attraverso lo sport», ha detto Santo Rullo, psichiatra responsabile del comitato scientifico di Ecos e ideatore della nazionale di calcio a cinque “Crazy football”, riservata a persone con problemi di salute mentale, che negli anni ha aiutato molti dei suoi partecipanti a integrarsi nella società.

Almeno tre dei ragazzi della Sporting libertà si trovano all’interno di una struttura sanitaria che tenta di utilizzare strumenti complementari come lo sport per mettersi in contatto con proprio mondo emotivo e crescere.

Uno di loro ha 15 anni e, «in un momento dissociativo», ha spiegato Rullo, ha ucciso il nonno.

Quindi è stato preso in carico dai servizi territoriali ed è stato inviato in comunità per fare un percorso di cura. «Nel suo caso un disturbo psichiatrico non curato ha portato a conseguenze molto gravi», ha continuato lo psichiatra, «ora però ha recuperato sia le relazioni con coetanei che con la famiglia».

C’è poi un 16enne con serie crisi di rabbia, affidato a una struttura a causa di una guida genitoriale distante e discutibile (il padre è in carcere per reati legati agli stupefacenti).

E ancora, un ragazzo con piccoli reati legati allo spaccio che ha appena compiuto 18 anni.

Ma c’è anche chi - un altro 18enne - ha iniziato con la squadra la messa alla prova e l'ha finita ma continua comunque a giocare.

GLI OBIETTIVI

La squadra punta a vincere due trofei: quello di campione assoluto del torneo e quello della Coppa Fair play.

«Si tratta di un torneo in cui giocano squadre romane di ogni categoria, li abbiamo iscritti per dare un ulteriore valore a quello che facciamo», spiega il presidente di Ecos, Di Tommaso.

I ragazzi, che scenderanno in campo tra due giorni con la maglia bianco, rosso e nera dovranno seguire «regole molto chiare: non possono dire parolacce o insulti, al primo sgarro l'allenatore ha la facoltà di sospendere la partita e andarsene», continua Di Tommaso.

I TROFEI

Al raggiungimento di almeno uno dei due trofei, inoltre, i ragazzi avranno un premio aggiuntivo che potrebbe consistere in un viaggio.

«È fondamentale parlare del disagio giovanile che aumenta, l’Ipm di Casal del Marmo è pieno, ci sono attualmente 40 ragazzi. Non si sa più dove collocare i minori», aggiunge il presidente che spiega come i programmi di messa alla prova per i giovani siano fondamentali perché «per i minori c'è una sospensione del giudizio e se il progetto va a buon fine non vanno a giudizio, quindi hanno il casellario giudiziario pulito».

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