Il viaggio del mondo, alla Magliana, grazie alla “collezione” di peperoncini dell'orto urbano di via Pino Lecce. La più grande varietà di pomodori invece cresce a Marconi, a largo Veratti: 26 le tipologie. A Tre Fontane il miele prodotto avrebbe potuto ottenere la Denominazione di Origine Protetta: grazie alla biodiversità creata dalle vicine coltivazioni il nettare ha 17 essenze. A Casal Brunori c'è addirittura una stazione agrometeo che consente di misurare l'umidità del terreno e quindi risparmiare acqua per l’irrigazione. Il modello romano degli orti urbani è un'eccellenza che viene esportata anche all'estero. Esperti dalla Capitale sono volati in una cittadina della Colombia, a Barranquilla, per creare orti sul modello capitolino. «Ma anche per motivi di sussistenza in questo caso» spiega Andrea Vignoli, dell'Anci Lazio che sta curando il progetto di cooperazione co-finanziato dalla Commissione Europea in collaborazione con Replay Network aps e Risorse per Roma. E intanto cresce sempre di più nella Capitale la voglia di coltivare, mangiare ortaggi sani senza pesticidi, risparmiando anche. «Per ogni orto urbano ci sono 150-200 persone in attesa, possiamo stimare che siano oltre 20mila le persone in lista per ottenere una propria area da coltivare» aggiunge Vignoli. «La domanda è aumentata del 30% dalla pandemia: mentre i parchi erano chiusi, gli orti potevano restare aperti perché si produceva» spiega Andrea Messori, portavoce del Forum degli Orti Urbani Comunitari di Roma che ha fatto un censimento delle realtà orticole. «Ci sono oltre 180 orti urbani, di questi 22 possono essere definiti comunitari, rispondono cioè ai principi che verranno inglobati nel regolamento che il Comune sta redigendo - aggiunge Messori - si tratta di laboratori all’aria aperta, una palestra per trasmettere principi di sostenibilità». Molte realtà sono nate dagli orti di guerra generati dalla crisi alimentare. Oggi, torna la voglia di risparmiare coltivando da soli i propri ortaggi, ma c’è anche interesse ad alimentare uno spirito associativo e il Comune è molto sensibile e vicino alle richieste degli ortisti. Insomma, si coltivano pomodori, zucchine e bieta ma anche rapporti umani. Nasce anche una nuova figura, quella del «gardeniser, il coordinatore dell’orto, con una formazione specifica» aggiunge Vignoli. È vietato vendere i prodotti e molti ortisti (circa 6mila a Roma) adottano la forma del baratto per scambiarsi gli ortaggi.
L’AVANGUARDIA
A Roma Sud, a Casal Brunori, c’è “Parco Ort9 - Sergio Albani”. «Abbiamo un’estensione di 12.500 mq, 201 soci e 107 orti - spiega Filippo Cioffi, presidente di “Vivere In aps” - circa duecento le persone in lista di attesa». Con una app gli ortisti possono connettersi ai dati della stazione agrometeo «per le previsioni ma anche per vedere immagini satellitari e controllare lo stato di salute del campo». E l’acqua? «Abbiamo realizzato un sistema di recupero dell’acqua che fuoriesce da due fontanelle. Siamo - aggiunge - orti sostenibili, abbiamo combattuto gli afidi liberando mille coccinelle». Nel 2017 il Comune di Roma Capitale ha dato in gestione l’area dove sono stati realizzati gli orti con il progetto europeo Sidig-Med in collaborazione con la stessa associazione. «Il modello di gestione - aggiunge Cioffi - è stato riconosciuto come good practice europea ed è condiviso in ben dieci città europee». L’associazione sta curando anche il progetto “Bimbi in Fiore” che prevede la creazione di un centro sociosanitario multidisciplinare, con logopedisti, neuropsicomotricisti e psicologi nell’area verde.