Martina Scialdone uccisa dall'ex a Roma, una testimone al processo: «Bonaiuti disse: “dove vai tanto sei morta”»

L’avvocato di 34 anni è stata uccisa il 13 gennaio 2023 fuori da un ristorante in via Amelia al Tuscolano. Imputato è l’ex compagno Costantino Bonaiuti

Martina Scialdone uccisa dall'ex, una testimone in aula: «Bonaiuti disse: “dove vai tanto sei morta”». Il processo
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Lunedì 13 Maggio 2024, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 16:30

È cominciato il processo per l’omicidio di Martina Scialdone, l’avvocato di 34 anni uccisa il 13 gennaio 2023 fuori da un ristorante in via Amelia al Tuscolano a Roma, che vede imputato l’ex compagno Costantino Bonaiuti. «Avevo notato due persone discutere con toni accesi, poi ho visto la ragazza entrare nel locale e l’uomo a seguire con un passo veloce. Ricordo di aver sentito una frase pronunciata da lui che aveva attirato la mia attenzione», ha raccontato in aula una testimone. La donna chiamata a testimoniare, quella sera era seduta a un tavolo all’esterno del locale per una festa di compleanno. Durante il processo ha confermato davanti ai giudici della Prima Corte di Assise la frase dell’uomo che aveva riferito a verbale quando è stata sentita dopo l’omicidio «dove vai tanto sei morta».

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Il processo

«A un certo punto - ha spiegato rispondendo alle domande delle pm Daniela Cento e Barbara Trotta - ho sentito un colpo e la ragazza ha detto ‘mi ha sparato’.

Allora ho capito che si trattava di un colpo di pistola. Mi sono avvicinata per sentire il polso - ha detto la testimone che è un medico specializzando - ed era assente, perdeva sangue, ho provato a rianimarla fino all’arrivo dell’ambulanza». La procura contesta a Bonaiuti l’omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia, dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva, e dalla premeditazione, in particolare, «portando con sé l’arma sul luogo dell’appuntamento essendo consapevole della volontà di interrompere definitivamente la relazione controllandone gli spostamenti grazie all’installazione clandestina di un dispositivo gps collegandolo al suo cellulare».

 

L'omicidio

L’uomo è accusato anche di porto illegale in luogo pubblico della pistola semiautomatica Glock che deteneva per uso sportivo. Nel corso dell’udienza è stato sentito, tra gli altri, anche il responsabile di sala del locale dove si trovavano Scialdone e Bonaiuti. «Sono arrivati dopo cena, erano seduti a un tavolo esterno - ha ricostruito in aula - ho visto a un certo punto che tutti i clienti li seguivano con lo sguardo mentre andavano nell’antibagno. E allora ho deciso di andare a vedere cosa stava succedendo, lì ho visto che la ‘cinturava’ con le braccia cercando di afferrarle il telefono che aveva in mano. Bonaiuti le diceva di andare a casa e lei diceva di no». Più tardi, ha riferito il testimone «quando sono uscito dal locale c’era Martina a terra e persone attorno a soccorrerla insieme a suo fratello». «L'udienza di oggi rappresenta un altro importante tassello per l'affermazione dell'ipotesi accusatoria, racchiusa nel capo di imputazione», ha commentato all’Adnkronos l’avvocato Mario Scialla legale di parte civile della madre e del fratello della vittima.

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