Fiumicino, raid mafioso nel cantiere nautico: distrutti 4 yacht. Trovate taniche di benzina collegate a fili elettrici

Danni per almeno 400mila euro

Fiumicino, raid mafioso nel cantiere nautico: distrutti 4 yacht. Trovate taniche di benzina collegate a fili elettrici
di Mirko Polisano e Umberto Serenelli
4 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Maggio 2024, 23:54 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:30

L’ombra del racket e della mafia dietro il rogo che ha interessato, nella notte tra domenica e lunedì, un cantiere nautico di Fiumicino, alle porte della Capitale. Sul litorale di Roma la mala parla con il linguaggio che più gli è proprio: quello del fuoco. Una colonna di fumo nero alta più di 50 metri è stata ieri mattina la principale attrattiva dei residenti dell’Isola Sacra. Dalle 6 e fino a poco prima dell’ora di pranzo i vigili del fuoco hanno utilizzato quattro tra autobotti e carri-schiuma per riuscire a frenare le fiamme che hanno avvolto quattro imbarcazioni, tra i 12 e 18 metri, tirate a secco nel cantiere nautico “Jesus” di via della Scafa. E danni per almeno 400mila euro. Il tutto alla vigilia dell’annunciata visita del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che oggi parteciperà alla cerimonia della posa della prima pietra del futuro porto commerciale. Pochi dubbi sull’origine dolosa del rogo: tre gli inneschi recuperati. All’interno, stando a quanto stabilito dagli inquirenti, nel punto in cui si sono registrate le prime lingue di fuoco, venivano rinvenuti alcuni ordigni rudimentale. Si tratta di taniche da circa 10 litri contenenti benzina e collegate a fili elettrici, una sorta di inneschi, utilizzati per allontanarsi con tranquillità dal rimessaggio. Sul posto i carabinieri di Ponte Galeria e della stazione di via Anco Marzio oltre agli agenti del commissariato di Fiumicino città che hanno iniziato a raccogliere i primi elementi per cercare di capire la dinamica e le cause di questo «avvertimento» rivolto probabilmente al titolare della struttura di via della Scafa, che a Fiumicino è uno stimato imprenditore. Il fatto criminoso ha messo in allarme la categoria che ora si interroga su quanto accaduto e pone l’accento sul gesto che ha tutto i sapore dell’intimidazione e che mette in fibrillazione il resto dei cantieri nautici e non solo quelli lungo la Fossa Traianea.

LE CONSEGUENZE

Non sono mancati gli effetti per i residenti.

Le imbarcazioni, essendo costruite completamente in materiale di vetroresina, sono state divorate dalle fiamme e in alcuni quartieri le esalazioni del materiale bruciato sono state evidenti: in molti sono stati colti da violenti colpi di tosse dopo aver respirato quel forte e intenso odore acre. I natanti privati si trovavano a secco nella golena della Fossa Traiana tra la sponda sinistra e l’argine che separa il cantiere dal distributore di carburante in via delle Sacra. Erano adagiate su cavalletti, puntelli e tacchi in perfetto equilibrio statico per consentire alle maestranze del cantiere “Jesus” di effettuare i lavori di manutenzione sullo scafo in vista del varo per l’imminente arrivo dell’estate. Nel corso dell’intervento i vigili del fuoco hanno usato un’attenzione particolare affinché le fiamme non investissero i natanti vicino e in particolare la “My Way” e lo yacht “Lady Anna”.

L’azione dei pompieri è stata invece messa a dura prova nel raggiungere la golena. L’argine di contenimento, alto svariati metri, li ha costretti a farsi largo tra una ricca e impenetrabile vegetazione caratterizzata da alberature che non hanno permesso ai mezzi di soccorso di avvicinarsi all’incendio. Durante la notte alcuni individui sembra si siano introdotti nel cantiere dedito al rimessaggio e alla manutenzione, che come altri venti circa, si affaccia lungo il tratto di banchina. È caccia alla banda che ha agito nella notte. Al vaglio degli inquirenti le telecamere di uno dei cantieri nautici lungo la sponda del Tevere, testimone silenzioso di un atto che getta una luce inquietante anche sulla serie di roghi “misteriosi” che ha preceduto l’inferno di fiamme della scorsa notte.

Video

I PRECEDENTI

Nell’aprile dello scorso anno, i piromani avevano colpito “Ulisse”, barca di 7 metri adibita alla piccola pesca. La settimana prima ignoti avevano appiccato le fiamme, riducendo in cenere le attrezzature adibite alla cattura del pescato conservate nel deposito in via delle Carpe. Poco distante dal punto in cui era attraccato l’Ulisse, è finito a picco il “Diana”, natante di circa 8 metri che si è adagiato nell’ormeggio lungo via Torre Clementina, all’altezza di palazzo Noccioli. Nel 2022, a Fiumara grande, diedero fuoco il ristorante del cantiere nautico “Blue Dolphin” di via Monte Cadria, 95. Nel 2021, finì sul fondale del porto-canale della cittadina marinara la turbosoffiante “Aliseo”, della coop Roberto Di Biase, che poi si scoprì che aveva una falla di 30 centimetri a poppa. Allora l’armatore fece ricorso a una speciale autogru per sollevare il natante di 13 metri. Nel 2018, la stessa si vedeva distrutta dalle fiamme la coperta con la cabina di pilotaggio e tutti gli strumenti di bordo da un incendio. Nel 2020, prese invece fuoco nel porto-canale l’unità navale di servizio dei piloti. Roghi che adesso - si ipotizza - possano aver dietro un’unica cabina di regia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA