Zingaretti: «Roma deve diventare la città guida della Ue. Conte ci attacca? Gli elettori premieranno forze più unitarie»

«Il futuro della Capitale si gioca sulla competizione con Parigi, Berlino, Madrid»

Zingaretti: «Roma deve diventare la città guida della Ue. Conte ci attacca? Gli elettori premieranno forze più unitarie»
di Mario Ajello
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 06:00

Onorevole Zingaretti, quanto è difficile per lei e per il Pd questa campagna elettorale in cui ci sono da fronteggiare una destra molto forte e un rischio astensionismo molto alto?

«Io sono in giro dalla mattina alla sera, anche adesso me tre le sto parlando, per comizi e incontri, viaggio attraverso tutta la grande circoscrizione del Centro Italia, e trovo che stia andando bene questa esperienza per me non insolita e sempre appassionante. Perché c’è tanta curiosità, tra le persone, nel capire ciò che sta accadendo a livello italiano e internazionale. Da sempre c’è stato un confronto tra idee di Europa. Oggi, è diverso. Perché il confronto è tra noi che l’Europa la vogliamo cambiare per renderla più forte e più umana e i nazionalisti che la vogliono distruggere».

Come dicono molti osservatori: o si fa l’Europa o si muore?

«Siamo, a mio parere, in un momento di estremo rischio. Perché la denuncia di molte assenze da parte dell’Europa, penso a quelle nei teatri di guerra, è corretta. La colpa di questo però non è dell’Europa: è delle destre nazionaliste che l’Europa non la vogliono».

Non crede che, sia quelli che l’Europa non la vogliono sia quelli come il Pd che l’Europa dicono di volerla, parlano poco di temi europei e la contesa - in maniera un po’ provinciale - sembra tutta di politica interna?

«Puntare sui grandi temi, sui contenuti forti, secondo me è la via da seguire, per coinvolgere gli elettori. Una questione immensa è Roma».

Sta dicendo che Roma, che assurdamente neanche viene accettata in pieno come capitale italiana, deve diventare la città-guida dell’Europa?

«Roma è la città dei trattati europei che nel 1957 in Campidoglio hanno creato la comunità economica del nostro continente. Oggi il confronto, giustamente, è anche con Parigi, Lisbona, Budapest, Madrid, Berlino, Praga. Io credo che Roma, in questa competizione e collaborazione, deve esserci da protagonista. E, mi permetto di dire, anche il Lazio deve avere una maggiore importanza strategica. Quando era governata dal centrosinistra, la nostra regione è stata pienamente europea ed europeista. Nell’ultima programmazione dei fondi Ue, il Lazio li ha raddoppiati mentre ero io presidente.

Avevamo speso bene i soldi precedenti, e siamo stati premiati per questo dalla Ue. Ora bisogna insistere in questa tensione europeista, che è nel dna di Roma».

Che effetto le fa essere nel collegio di Roma e del Centro Italia che ha espresso in questi anni, per l’Europa, Sassoli, Gualtieri e Gentiloni?

«Ero io il segretario del Pd che ha promosso quella squadra. Adesso dovrò fare di tutto per esserne all’altezza. Inoltre dobbiamo ragionare in uno spirito comune con gli altri candidati della nostra lista. Siamo una squadra molto rappresentativa che infatti sarà premiata nelle urne. Oltre che per Roma, io combatto affinché si affermi un tema che ho posto da presidente della Regione Lazio: cioè la forza dell’Italia dei due mari».

Portare in Europa la striscia che va dal Tirreno all’Adriatico? Ma se neanche a livello nazionale l’Italia di mezzo riceve importanza e ascolto...

«Queste sono le battaglie qualificanti. L’Italia centrale è strapiena di potenzialità ma purtroppo è poco integrata. L’Europa è il luogo giusto per far vivere e per rafforzare questa dimensione, quando si parla di infrastrutture e di integrazione sociale e economica. Perciò credo che l’autonomia differenziata sia un errore. Abbiamo bisogno di un’Italia più forte, solidale e unita. E non di una frattura che ci renderebbe tutti più deboli nella nuova fase di grande competizione nel mondo».

Gli studiosi di geopolitica sostengono che, insieme a quella tra gli Stati, la gara durissima a livello planetario sarà quella tra le grandi metropoli. Roma è attrezzata per la contesa?

«Anche io credo che le grandi aree metropolitane stanno assumendo un rilievo sempre più decisivo sullo scenario globale. Perché in queste aree si concentrano i luoghi della produzione, della ricerca, della residenzialità. La qualità urbana e del benessere è quindi fondamentale. Roma, da tutti questi punti di vista, può essere un modello in Europa. Non esiste angolo del mondo nel quale convivono un’incredibile ricchezza che ci viene dalla nostra storia plurimillenaria insieme a imprese moderne ad alto contenuto tecnologico e a luoghi della scienza e del sapere come quelli che possono vantare Roma, il territorio circostante e l’intera Italia centrale».

Quindi condivide i poster elettorali della Lega in cui si dice più Italia in Europa?

«Non scherzi. Quella è la follia di certa destra. Che, assecondando il malessere di tante persone, indica un capro espiatorio: l’Europa, appunto. Ma è tutto falso. I problemi che abbiamo, a cominciare da quelli delle diseguaglianze sociali, senza una nuova Europa peggiorerebbero».

Anche il Pd però, come tutti, di Europa sta parlando poco.

«A me non pare affatto che, per quanto ci riguarda, sia così. Casomai, la nostra è una battaglia contro l’illusione che parlare di Europa sia una cosa diversa che parlare della nostra vita».

Ma voi dem in questa campagna elettorale sembrate il trionfo del «ma anche». Atlantismo ma anche vetero-pacifismo, riformismo ma anche massimalismo... Così, non si confondono gli elettori?

«Le nostre posizioni sono chiarissime e coerenti. Ci serve l’Europa che promuove la pace e che investe sul lavoro, sullo sviluppo, sulla protezione contro lo sfruttamento e sui diritti delle persone. Come vede, la nostra proposta è fatta di concretezza nel rispondere alle domande di umanità, di dignità e di vivibilità che angosciano i cittadini».

A Elly Schlein, per il duello (se ci sarà) con Meloni, ha dato proprio il consiglio di essere concreta?

«Le direi di essere se stessa. E sono sicuro che lo farà. E sono sicuro che, in quel confronto tivvù, emergeranno la figura di una premier che ha fatto tante promesse e non ne mantiene quasi nessuna e la figura di una giovane donna che sta ricostruendo l’ipotesi di un’alternativa al presente. ».

Il Pd a guida Zingaretti nel 2019 prese il 22,7 per cento. A giugno festeggerete se toccate quota 20?

«Il risultato più importante lo stiamo già raggiungendo. Il Pd sarà la prima forza dello schieramento d’opposizione e l’insieme dei partiti dell’opposizione sarà più forte rispetto all’alleanza di centrodestra che sta governando l’Italia».

Come pensate che possa essere un’alternativa il fronte rosso-giallo insieme Conte che vi sbeffeggia e vi sabota?

«Non do giudizi sugli altri. Ma sono convinto che i cittadini che vogliono uscire dall’incubo del presente premieranno la forza più unitaria. Perché questo coincide con un’esigenza democratica:

Onorevole, non starà anche lei dicendo che esiste in Italia un «allarme democratico», ossia che sta tornando il fascismo. Suvvia...

«Io penso che indignarsi sia giusto ma non basta. Il Pd sta assolvendo, e deve continuare a farlo, un compito di chiarezza nei contenuti e di costruzione dell’alternativa. Abbiamo le competenze e la passione per svolgere questo ruolo per il progresso dell’Italia».

Dicono che lei voglia fare il sindaco di Roma, anzi il presidente del Parlamento europeo, o meglio di nuovo il segretario del Pd o come minimo il capodelegazione dem a Bruxelles. Ma lei che cosa vuole fare davvero?

«Quello che sto facendo. Cioè dare una mano, come ho sempre fatto nella mia vita, a vincere le elezioni. Quando leggo scenari e presunti retroscena, penso che non sia compito del giornalismo quello di seminare zizzania. A me interessa soltanto impegnarmi, come sto facendo, in una campagna elettorale condotta strada per strada, e con un approccio serio e popolare. Comincio la mattina nei mercati e spesso concludo la serata nei pub pieni di giovani davanti a una birra a parlare di futuro».

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