«Mai così vicini». Che si parli delle nuove regole europee per il patto di Stabilità o del portare a dama l'intesa per la vendita di Ita a Lufthansa, oppure dell'integrazione di economie ed ecosistemi (a partire da settori come energia, difesa e immigrazione), Italia e Germania sembrano aver imboccato un percorso comune dettato dal pragmatismo. Un «cambio di passo» sancito non solo dal patto d'azione in 5 punti siglato ieri a Berlino da Giorgia Meloni, Olaf Scholz e le rispettive delegazioni ministeriali, ma soprattutto dall'impronta politica lasciata dai leader in conferenza stampa al palazzo della Cancelleria. A sera, dopo un vortice di bilaterali, il video-collegamento congiunto al G20 e il summit con le rispettive Confindustria, Meloni e Scholz annunciano un atteso passo avanti su Ita. «Su Lufthansa siamo pronti la settimana prossima a inviare la notifica alla Commissione Ue» scandisce la premier appena prima che il Cancelliere, sollecitato sui ritardi contestati dall'Italia a Bruxelles, chiedesse esplicitamente un trattamento «veloce e giusto» sul dossier.
Le intese
La convergenza, in pratica, è totale. Specie perché è Scholz stesso a sminare il campo da punti potenzialmente critici come il patto Italia-Albania sui migranti («Si muove all'interno del diritto Ue» dice) e il Meccanismo europeo di stabilità. Il Mes non è infatti ancora stato approvato dall'Italia per avere uno strumento di pressione durante la trattativa per il patto di Stabilità, e il Cancelliere - pur non condividendo la strategia - di fatto preferisce non commentare.Non solo. Dal primo piano dello scarno palazzo del governo tedesco, Scholz "sostiene" Meloni anche quando gli si chiede conto dei progressi della riforma dei vincoli di bilancio per il 2024. Pur non occupandosi direttamente dei numeri e delle cifre su cui si baserà l'accordo per quanto riguarda debito e deficit («Non è possibile avere ora un'idea sui numeri possibili di rientro del debito» dirà anche la premier), il leader socialista garantisce di «non essere mai stati così vicini» ad una soluzione. «Non richiediamo una politica di bilancio allegra ma abbiamo un problema di difesa degli investimenti» ribadisce però Meloni, rimarcando come la posizione italiana non sia (non possa) cambiata più di tanto. Come sottolineato dal ministro del Tesoro Giorgetti durante gli incontri, l'Italia continua a richiedere una «riduzione graduale, realistica e sostenibile del debito e del disavanzo, evitando la prociclicità» e una garanzia che siano sostenuti «adeguatamente» gli investimenti in aree strategiche come la transizione verde, quella digitale e la difesa.