ANCONA Rappresentano il punto di congiunzione tra le attività sanitarie e sociali. Quella rete territoriale che dovrebbe alleggerire i presidi ospedalieri. Ma la carenza cronica di personale sta rendendo il loro prezioso lavoro una corsa ad ostacoli senza fine. Parliamo dei distretti sanitari - 13 nel territorio marchigiano - che sono chiamati a garantire servizi di assistenza primaria con prestazioni di tipo medico, infermieristico, riabilitativo e psicologico in particolare alle persone non autosufficienti che vivono a casa e che necessitano di interventi sanitari e sociosanitari domiciliari.
L’interrogazione
Ma la mancanza del numero adeguato di figure professionali sta mandando in apnea il servizio.
Le falle
Più nello specifico l’Ars evidenzia come, per quanto riguarda la dotazione organica e le figure professionali coinvolte, «in quasi tutte le realtà il personale non è dedicato alle sole cure domiciliari ma afferisce a più servizi», «i medici specialisti sono spesso contattati al bisogno, come pure psicologi, dietisti ed assistenti sociali» e solo pochi distretti hanno questo personale dedicato alle cure domiciliari. Inoltre, «il personale riabilitativo (fisioterapisti e logopedisti) e gli operatori sociosanitari sono spesso esternalizzati, con diverse forme contrattuali». Un quadro fortemente negativo che si traduce anche in una disparità di servizi a seconda dei territori. Diverse professionalità che compongono il sistema di offerta delle cure sono completamente assenti in molti distretti. Solo per fare degli esempi, «la figura dell'oss è presente solo in due distretti su 13, il dietista in uno solo, il logopedista e i medici specialisti in tre e l'assistenza riabilitativa non viene erogata in ben cinque distretti», fa di conto Mastrovincenzo. In quasi tutte le realtà regionali, sono soprattutto gli infermieri a mandare avanti i distretti. Una conferma rispetto all’analisi fatta dalla Regione durante la stesura del Piano socio sanitario 2023/2025: l’80,3% del monte ore annuo dei vari distretti è sulle spalle degli infermieri. Altre figure fondamentali come pediatri, psicologi e medici di base, invece, hanno rasentato lo 0%.
Le carenze
Una presa in carico parziale e a singhiozzo che ha un effetto domino sul sistema: «Troppo spesso purtroppo il ricorso alle strutture residenziali è determinato dall’inadeguato sostegno che ricevono le famiglie - punta il dito il consigliere dem - così come il rientro a domicilio dopo una malattia acuta che determina non autosufficienza si trasforma in abbandono terapeutico per la mancanza dei necessari sostegni sanitari e sociosanitari». La domanda sorge spontanea: quando saranno pronte anche le strutture finanziate con il Pnrr – 29 Case della comunità, 9 Ospedali della comunità e 15 Cot - con quale personale verranno rese operative, se già oggi la situazione è questa? Mistero.