Venerdì, alle 18, subito dopo l'incidente dell'ex pilota, la prima telefonata: staffetta annullata. Nella notte la decisione di partire «perché Alex vorrebbe così». The show must go on, frase per una volta svuotata di qualsiasi retorica, in un rovesciamento di prospettiva dove non sono gli interessi a vincere sul cuore ma il cuore che sceglie di andare avanti pure se spezzato. La partenza, fissata per le 15, viene anticipata di un'ora. Monti, tedoforo tarquiniese che sogna Tokyo e come Zanardi la vita ha spinto a scalare le Ande a mani nude, arriva un'ora prima accompagnato dalla mamma, dal fratello e da due amici con la maglia gialla dell'Athletica Vaticana. Il viso tirato, il berretto con la visiera fregiata con il tricolore alzata. Si aggiusta il casco, cala gli occhiali a specchio sul naso, stringe le cinghie dell'abitacolo alla poppa del quale si alza un'antenna con due bandiere: quella di Obiettivo 3 più alto, i due cavalli alati su una base bianca sotto. Non parla, il pensiero lo affida alla sua pagina Facebook dove la figura di Zanardi si abbraccia alla sua: «Non mollare mai. Alex ci ha insegnato questo. Lui non sta mollando. E non dobbiamo farlo neanche noi». Composta, alla partenza, Tarquinia sostiene la marcia di Tiziano. Ci sono appassionati, amici, gli assessori e il sindaco Alessandro Giulivi. Volti che si perdono dietro a tanti cartelli con un unico destinatario: «Forza Alex». «Tarquinia è con te», «Non mollare», si legge. Momenti di commozione pensando all'uomo, al campione, al riferimento che lotta nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siena. Poi Tiziano dà una strizzata ai freni, controlla una catena fatta di tanti artigli che ieri più che mai è stata metafora di vita. Dà due colpi sulle ruote, gira la capsula e parte. Scompare lungo la discesa dopo trenta secondi, gli applausi sono silenziosi, battono nel petto di ognuno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA