Vulci: da una tomba principesca del VII secolo a.C. la testimonianza di un pittore greco

Vulci: da una tomba principesca del VII secolo a.C. la testimonianza di un pittore greco
di Marco Feliziani
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Domenica 13 Giugno 2021, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 20:45

A Vulci anche gli artisti di quel tempo avevano la possibilità di esprimere attraverso le proprie opere creatività, sentimenti e immaginazioni. Lo testimonia l’ultima scoperta degli archeologi coordinati dal direttore scientifico Carlo Casi nella necropoli dell’Osteria del parco, dove è stato riportato alla luce uno degli oggetti più importanti da una tomba principesca etrusca risalente alla fine VII secolo a.C., parzialmente violata nell’antichità dai clandestini.

Il dromos è lungo una decina di metri e all’ingresso della sepoltura, a dividere il mondo dei vivi dal mondo dei morti, si nota una porta monumentale di straordinaria bellezza. Al suo interno, tra gli oggetti ritrovati, spicca un vaso attribuito al “Pittore delle rondini” di cui se ne riconoscono altri dodici dalle precedenti campagne di scavo.

La scoperta risalta l’artista, che secondo le indagini storiche sarebbe emigrato dalla Grecia Ionia (antica regione costiera dell'Asia Minore, oggi attuale costa della Turchia che si affaccia sul mare Egeo). Le sue opere le avrebbe prodotte a Vulci tra il 630 e il 610 a.C.

«La particolarità di questo vaso – spiega Simona Carosi, funzionario della Soprintendenza Viterbo e dell’Etruria meridionale – riguarda la decorazione di un corteo di donne i cui abiti sono descritti minuziosamente. Che si tratti di una tomba principesca ce lo racconta poi l’architettura – aggiunge Carosi -. Si tratta di una struttura con un atrio centrale su cui si affacciano tre ambienti e poggiati in un angolo erano deposti gli oggetti che accompagnavano i defunti».

Tra i ritrovamenti si osserva inoltre un piatto dello stile etrusco-corinzio ornato da animali fantastici oltre ad un oinochoe (un vaso per versare il vino). In totale sono 46 le tombe scoperte alla necropoli dell’Osteria nelle campagne di scavo che Fondazione Vulci ha avviato negli anni insieme alla Soprintendenza e con il contributo del Comune di Montalto.

Il 3, 4 e 5 dicembre nell’antica città etrusco-romana si terrà il primo convegno internazionale aperto al pubblico denominato “Vulci work in progress”, al quale parteciperanno i responsabili e i ricercatori delle missioni universitarie che stanno lavorando a Vulci in un progetto della Soprintendenza.

Gli studiosi potranno incontrarsi e condividere i dati delle loro ricerche.

«Stiamo portando avanti un lavoro iniziato anni fa e che sta dando risultati e soddisfazioni – ha detto Silvia Nardi, assessore alla cultura e turismo del comune di Montalto -. Vulci è un luogo sempre più di interesse scientifico e turistico e lo documentano anche gli ultimi dati di maggio, che riportano circa 5mila visitatori che hanno voluto conoscere le bellezze e la storia di questa terra».

Nel frattempo è anche iniziata la campagna di scavo della Duke University nel Foro occidentale dell’antica città etrusco-romana. Il progetto multidisciplinare “Vulci 3000 Project”, coordinato da Maurizio Forte, professore di studi classici e arte, Storia dell’arte e Visual Studies dell’università degli Stati Uniti, tratta il complesso lavoro degli studenti a riportare alla luce gli antichi complessi etruschi che dominavano un tempo l’area a nord di Montalto.

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