All'inizio della campagna elettorale aveva motivato la sua scelta di candidarsi a Sutri, «esclusivamente per amore della Bellezza - ha detto - e da un senso di responsabilità verso una ricchezza nota ma inespressa». Ha risposto anche a quanti gli rimproveravano di non essere del posto: «Ho fatto una scelta che è legata al vivere Sutri come una sposa, che vuoi che sia tua perché ne vedi delle particolarità che altre non hanno. Sutri è disordinata, è sporca, il centro storico è pieno di fili della luce penzolanti, che c’è ovunque la plastica, dappertutto, nei ristoranti, tra le vie. Sedie, vasi di plastica. Occorre un minimo di decoro. Una città bella deve avere il legno, il cotto, deve poter vivere nell’idea della Bellezza».
Negli ultimi giorni Sgarbi ha incontrato anche il vescovo Romano Rossi, con il quale ha condiviso l'idea di far nascere una sede espositiva per grandi mostre internazionali: il museo della Tuscia. «Sarà un polo attrattivo mondiale - spiega - capace di racchiudere nelle magnifiche stanze della sede vescovile, che rinascerà come Palazzo Doebbing. La mia intenzione è restituire a Sutri il posto che merita nella storia. Sarà un Rinascimento politico, economico e morale. Nessuno, se vorrà, sarà lasciato indietro».
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