Viterbo zona rossa, è rivolta: Rotelli pronto alla battaglia in Parlamento. Panunzi: «Lo prevede la norma»

Controlli dei carabinieri
di Federica Lupino
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Domenica 14 Marzo 2021, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 16:31

"Daremo battaglia. In commissione prima, in aula poi. Viterbo continua a essere trattata come periferia dell’impero. È ora di finirla”. Ufficializzata la decisione che il Lazio, senza distinzioni tra territori, da domani sarà zona rossa, subito si sono levate voci indignate, incredule, deluse. Tra i cittadini, certo, ma anche dal mondo della politica.

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Dal Parlamento in giù, diversi gli esponenti politici di ogni schieramento che non riescono a digerire il nuovo colore imposto dal Governo che significa attività commerciali chiuse e scuole serrate, dopo un assaggio di libertà che in zona gialla aveva dato l’illusione di una ripresa possibile. Primo tra tutti a esprimere un forte dissenso è stato Mauro Rotelli, deputato di Fratelli d’Italia i cui post sui social dedicati all’argomento hanno ottenuto centinaia di “like” e condivisioni.

“Dopo un anno non è più emergenza. Questo significa – scandisce il parlamentare - che la situazione va gestita diversamente. E lo dice uno che non è certo no vax né fa parte di una forza politica che minimizza la gravità della pandemia. Ho continui contatti con i governatori di Abruzzo e Marche: mi hanno raccontato l’escalation terrorizzante nei loro territori. Ma per fortuna non è così in tutta la Penisola. Se un anno fa, non conoscendo la bestia contro cui stavamo lottando, queste misure generalizzate erano accettabili, ora non lo sono più”.

Rotelli ribadisce: “I numeri di questa terribile pandemia, nella nostra provincia, sono assolutamente sotto controllo. Tanto che all’ospedale di Belcolle ci sono meno reparti Covid aperti di due mesi fa, dove parte del personale è addirittura ritornato alle mansioni originarie. Inoltre i contagi che un mese e mezzo fa erano 166 ora sono scesi”.

Il punto su cui il deputato batte è la mancanza di flessibilità: “Se Frosinone è stata fatta zona rossa mentre il resto del Lazio era giallo, perché lo stesso trattamento non è stato assicurato, all’inverso, a Viterbo?”. E non manca una stoccata al nuovo Governo: “Qual è il cambio di passo tra l’esecutivo precedente e l’attuale? Io non lo vedo. E qual è il buon senso dietro alla scelta di far diventare rossa Viterbo che invece si è comportata bene, riuscendo a contenere i contagi? Perché le nostre imprese e le nostre scuole devono pagare questo prezzo?”.

Malumori condivisi anche da molti sindaci. Quello di Viterbo, innanzitutto, che mostra i numeri: 278 i contagi attuali nel capoluogo, di cui 50 nelle scuole. “È una situazione sicuramente migliore rispetto al resto della regione. La decisione di aver messo in zona rossa l’intero territorio laziale penalizza i comportamenti virtuosi dei cittadini viterbesi”, commenta. Va all’attacco anche il collega di Bagnoregio: “Non è accettabile: attività di nuovo chiuse, bambini e studenti sacrificati a casa in Dad senza motivo”, critica Luca Profili che ha già preparato una bozza di lettera da condividere, nei prossimi giorni, con altri sindaci. Una sorta di manifesto della Tuscia da indirizzare a Governo e Regione Lazio. 

A mettere ordine ci prova il consigliere regione del Pd, Enrico Panunzi. L’esponente dem non difende né boccia la decisione, spiega piuttosto come nasce. “Ci sono le norme nazionali da rispettare: i criteri per il passaggio in zona rossa sono – ricorda - stabiliti dagli esperti e dal governo, È vero che Viterbo ha numeri migliori ma non si può derogare. Frosinone è diventata rossa per i numeri registrati in quel territorio: una colorazione peggiorativa prevista dalle norme che, invece, non consento un processo inverso, come richiesto ora per la Tuscia. Se qualcuno pensa che sia utile avere questa opportunità, e magari siede in Parlamento, potrebbe – conclude - proporlo all'aula o al Governo".

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