Viterbo al tempo del virus, l'Ance progetta: una task force per riqualificare il centro

Viterbo al tempo del virus, l'Ance progetta: una task force per riqualificare il centro
di Luca Telli
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Domenica 25 Ottobre 2020, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 17:44

«I numeri non torneranno mai quelli di 40 anni fa, sono cambiati ritmi, necessità, abitudini, ma la partita per il centro storico non è ancora persa: siamo solo all'inizio del secondo tempo». Con un passivo di 3 gol e una difesa dalle rotule irrigidite a rischio frattura alla prima vibrazione la risposta, per Andrea Belli presidente di Ance Viterbo, non può che essere la sinfonia del gruppo piuttosto che il guizzo alchemico del singolo.

La parola chiave, nell'anno primo della pandemia che sgretola mattoni reali e metaforici, diventa ancora di più sinergia. «Serve, in poche parole, una task force per la riqualificazione urbanistica. A ognuno il suo ruolo ma nessuno escluso. Per avere successo la cooperazione deve essere capillare. Tra residenti e imprenditori. Tra costruttori e amministrazione comunale. Tra sopraintendenza e burocrazia con il tempo medio dei percorsi e delle autorizzazioni che va smagrito», spiega Belli che in parallelo alle intenzioni fa correre il pragmatismo degli strumenti messi in campo dai decreti legge governativi: utili per puntellare le basi di una prima, veloce, piattaforma di rilancio.

«Il bonus per l'efficientamento energetico insieme a quello per il rifacimento delle facciate, per esempio, rappresenta un'occasione importante continua Belli . Prima della matematica è la logica la bussola che deve orientarci: ristrutturare non significa solo riqualificare ma creare appeal, far nascere il desiderio di vivere in una determinata realtà». Quello che è mancato con le amministrazioni degli ultimi 15 anni, la carica innovativa dei programmi dei quali si è sciolta ben prima del mezzogiorno astronomico lasciando poi spazio all'aleatorietà dei fatti e a una situazione peggiorata dall'immobilismo.

«Far tornare persone in centro, viterbesi o non ha un'importanza differibile, è un volano per commercio e tutto la filiera economica - continua Belli - e dello spopolamento non è responsabile la crescita urbanista della periferia, determinante è stato quello che le nuove zone offrono.

Case più efficienti, comodità, parcheggi. È come scegliere tra un'auto di 50 anni e una nuova di fabbrica. Senza un quid in più, senza migliorie necessarie per competere sul mercato, i mezzi d'epoca saranno acquistati solo dagli amanti del vintage». Quid sminuito poi da sporcizia, degrado e mancanza di servizi sia voluttuari che necessari.

«Su quest'ultimo aspetto il Comune può giocare un ruolo importantissimo conclude Belli -. Parlare di servizi non è solo bike sharing o pensare un bus navetta per gli spostamenti interni, come accade in molti centri umbri e toscani a cui guardare con interesse, ma significa ipotizzare di riportare il grosso della macchina amministrativa e degli uffici in centro. Certo, potrebbe poi nascere il problema dei parcheggi e di una congestione del traffico ma una task force serve proprio a questo: a valutare e limitare il più possibile i rischi».
 

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