Cantine in crisi, i piccoli produttori di vino a rischio: «Mercato e prezzi da ripensare»

Cantine in crisi, i piccoli produttori di vino a rischio: «Mercato e prezzi da ripensare»
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Sabato 13 Giugno 2020, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 16:10
Silos ancora pieni per metà quando mancano tre mesi scarsi alla vendemmia. Inizia e rischia di finire qui il racconto di un settore in ginocchio che fatica a quantificare le perdite dell’ultimo trimestre. Secondo l’Istat, quattro cantine su dieci non avranno la forza di ripartire.

Se la grande distribuzione, quella che arriva sugli scaffali dei supermercati con un prezzo ridotto, è riuscita a contenere le perdite, i piccoli produttori rischiano il collasso, con le radici inaridite dalla serrata di bar e ristoranti che ne garantiva la principale fonte di approvvigionamento. «Per noi è stata una mazzata – spiega Giuseppe Mottura, titolare di una cantina a Civitella D’Agliano -. Il crollo è stato totale, le vendite diminuite del 90%. Una soluzione nel breve periodo non c’è: fino a quando i consumi non ripartiranno tutta la filiera agroalimentare soffrirà».

Pensare positivo è, quindi, più una speranza a cui appigliarsi che un costrutto teorizzato su dati solidi.
«Una buona fetta dei guadagni è andata persa, incassi che non sarà possibile recuperare - spiega Filippo Lotti che con la famiglia produce vino tra Cellere e Canino -.Mi aspetto un rimbalzo nelle prossime settimane, soprattutto dalla zona del mare, ma l’orizzonte non è roseo».

 Tante le ipotesi circolate per sostenere i viticoltori, le ultime: la vendemmia verde e la distillazione volontaria. Ipotesi che non piacciono. Se la prima, che consiste nel potare la vigna prima che l'uva sia matura rendendola di fatto improduttiva, espone al rischio di non raggiungere volumi di produzione abbastanza redditizi in caso di bassa produzione, la seconda, che ipotizza la trasformazione di parte del vino di bassa qualità in gel igienizzante a base alcolica, non sembra avere margini commerciali per via degli alti costi del processo di lavorazione. «Eppure un ripensamento del lavoro e una ricollocazione del mercato va pensata», spiega Roberto Trappolini, proprietario di una cantina a Castiglione in Teverina.

«Bisogna iniziare a cercare altre vie che significa non solo canali differenti – continua -  ma anche prezzo finale più alla portata del cliente». Pena l’invenduto e il collasso dell’azienda. Per Coldiretti lo scenario che si apre è quello un potenziale disastro. «Da considerare non c’è solo il crollo attuale ma la coda lunga dei prossimi mesi con l’impatto pesantissimo sull’occupazione. – dice il presidente Mauro Pacifici – Le aziende vanno tutelate con ogni genere di sostegno a cominciare da quello economico. Le eccedenze sono un problema. Poi ci sono la siccità che ha accompagnato i mesi primaverili e i danni causati dalla fauna selvatica».
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