Tuscia, un vincolo a oltre 20mila ettari. Le imprese: ''A rischio investimenti nel fotovoltaico''

Un impianto fotovoltaico a terra
di Simone Lupino
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Domenica 22 Maggio 2022, 14:38

Attivato dalla Soprintendenza dell’Etruria meridionale l’iter per sottoporre a vincolo paesaggistico una porzione della provincia di Viterbo di oltre 20mila ettari, in coincidenza con il bacino idrografico del torrente Arrone. La proposta è pervenuta alla Regione Lazio il 22 aprile. Otto i comuni interessati: Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Piansano, Tarquinia, Tessennano e Tuscania. L’iniziativa sta suscitando la protesta delle aziende delle rinnovabili, che in quella zona contano numerosi progetti in ballo. Tra i divieti che scatterebbero in caso di approvazione del vincolo, c’è infatti anche lo stop alla costruzione di nuovi impianti fotovoltaici, fatta eccezione per quelli integrati su serre e pensiline.

L’apposizione del vincolo paesaggistico “impatterebbe negativamente su tutti i procedimenti autorizzativi di impianti a fonti rinnovabili per i quali non sia ancora terminata la fase istruttoria”. E’ quanto scritto nei giorni scorsi da Elettricità Futura e Anie Rinnovabili, l’associazione di Confindustria cui aderiscono le aziende del settore, in una lettera congiunta alla Regione Lazio. “Si tratterebbe – proseguono - non solo di un grave danno arrecato a tutti quei soggetti che facendo legittimo affidamento su uno specifico quadro giuridico hanno effettuato ingenti investimenti, ma anche di un ulteriore rallentamento del processo di decarbonizzazione e di indipendenza energetica che, a livello nazionale e comunitario, assume un rilievo assolutamente primario nell’attuale contesto”.

Il 16 maggio la Direzione regionale per le Politiche abitative e la Pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica ha espresso parere negativo sulla proposta delle Belle Arti, affermando che “l’ambito interessato risulta essere già sufficientemente tutelato”.

Inoltre, “si rileva un’eccessiva estensione del vincolo”, oltre 20.000 ettari come detto. L’iter intanto prosegue.

Sul caso interviene Marietta Tidei (Italia Viva), presidente della Commissione regionale Sviluppo economico e Attività produttive: “Condivido a pieno le motivazioni con le quali la Direzione regionale al Paesaggio ha pronunciato il proprio parere. Invito il ministro Franceschini a sospendere la pratica, nel frattempo infatti sono già scattate le clausole di salvaguardia. Se approvato definitivamente, il vincolo sarebbe un macigno sullo sviluppo delle rinnovabili”. Una scelta anacronistica, secondo Tidei “in un momento in cui tutti – governo in primis - ci dicono che è necessario premere l’acceleratore sul green. Il Lazio inoltre è appena uscito da 8 mesi di moratoria sulle rinnovabili, un altro blocco sarebbe ingiustificabile”. Italia Viva sul caso ha presentato anche una interrogazione in parlamento.

Sul fronte opposto, l’associazione ambientalista Assotuscania si schiera “convintamente” con la Soprintendenza e definisce “gravissima” la posizione della Regione: “Si mira a produrre altri 2 GigaWatt di energia distendendo tappeti chilometrici che copriranno enormi estensioni di terra produttiva nel settore primario (colture agricole e allevamenti di pregio)”. Per Assotuscania “ne sarebbe colpita un’area già pesantemente contaminata da enormi estensioni di pannelli fotovoltaici e da svettanti impianti eolici, centrali di tutti i tipi, che producono più energia di quanta dovrebbe esserne richiesta a questa provincia, senza che ne ottenga, ad oggi, alcun vantaggio concreto, anzi, resa campione europeo di consumo di suolo”.

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